‘Concorso truccato’, 1 anno e 4 mesi a Massimo Galli: ‘Condannato per una dimenticanza’
Il professor Massimo Galli non ha pilotato i concorsi della Statale di Milano né abusato dei propri poteri d’ufficio ma va comunque condannato a 1 anno e 4 mesi per falso. È la decisione del tribunale di Milano – come riferisce LaPresse – nel processo all’infettivologo, ex primario dell’ospedale Sacco in pensione e tra i professori più noti durante la pandemia Covid, ex direttore generale della Prevenzione al Ministero della Salute, accusato dai pubblici ministeri di Milano di turbativa d’asta (o in alternativa abuso d’ufficio) e falso in concorso per aver truccato concorsi di professori e ricercatori dell’Università Statale di Milano a vantaggio del suo collaboratore Agostino Riva e a svantaggio del primario del Niguarda Massimo Puoti. Accusa caduta, alla lettura del dispositivo da parte del collegio dei giudici, che assolvono perché il fatto non sussiste il 73enne e per non aver commesso il fatto il suo collaboratore.
GALLI RITENUTO RESPONSABILE DI FALSO IN ATTO PUBBLICO PER UN VERBALE
Solo l’infettivologo è stato invece ritenuto responsabile di falso in atto pubblico per un verbale, il numero 2 del 14 febbraio e di cui è stata ordinata la distruzione, in cui si era “dimenticato”, come lui stesso ha affermato, di correggere un orario. In sostanza, anche se poi lo spiegheranno le motivazioni – saranno depositate in 90 giorni – il collegio non ha condiviso l’impianto accusatorio.
GALLI: “IO CONDANNATO PER DIMENTICANZA”. FARA’ APPELLO
“Sul falso l’unica cosa che mi sento di ammettere è di aver dimenticato di correggere un orario”. Così l’infettivologo Galli, che ha detto di essere “assolutamente sereno”. “Se ho sbagliato nel non correggere un orario, lasciandolo così com’era per una svista, non riesco a rimproverarmelo più di tanto” perché “il 14 febbraio del 2020 era un giorno pieno di cose da fare e soltanto sei giorni dopo avremmo avuto il primo caso conclamato di Covid in Italia”, ha detto Galli spiegando che proprio quel giorno “partì un lavoro scientifico importante” sul Covid “e io – ha aggiunto – ero più attento a quello che ad altre cose”. “So di avere avuto tre pessimi anni e di aver avuto dallo Stato, come ringraziamento per 42 anni di servizio, questo. Porterò avanti le mie ragioni in appello”, ha concluso.
L’INDAGINE
L’indagine dei pm – ricorda l’Ansa – ha al centro le procedure per i posti di professore e ricercatore alla facoltà di Medicina dell’Università Statale ed era a carico di 25 persone tra docenti e collaboratori. Quello che è andato a sentenza oggi è il filone che riguarda Galli e il suo stretto collaboratore ed è limitato a un solo episodio. Si tratta di un concorso di quattro anni fa in cui Riva, che si è sempre occupato di temi come l’Hiv e immunocompromessi, il focus del bando, risultò il candidato vincente per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente.
Per la Procura, che aveva chiesto le condanne a un anno e 10 mesi per il professore e a 1 anno e mezzo per il suo ex ‘braccio destro’ con il riconoscimento delle attenuanti generiche, quello non fu “un concorso vero”: come ritiene sia emerso dalle intercettazioni, fu ritagliato “su misura”, con i criteri valutativi predefiniti a favore di Riva. Il quale dal 2012 al Sacco rivestiva il ruolo di dirigente medico di primo livello. Una ricostruzione che il Tribunale, assolvendo per le imputazioni principali, si presume non abbia accolto.