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E l’onda laburista fa tornare di moda il riformismo in salsa italiana

Nel Regno Unito trionfano i laburisti mentre i conservatori sono ai minimi storici: persi due terzi dei consensi rispetto a 5 anni fa. Una vittoria a cui guardano speranzosi nel centro sinistra italiano dove torna di moda la parola “riformismo”

L’ultimo leader laburista al potere in Gran Bretagna è stato Gordon Brown. Era dal 2010 che i Tory governavano il Paese e ora inizia una nuova era per la sinistra sotto la guida pragmatica di Keir Starmer. I quotidiani italiani concordano nella lettura di questa “valanga” come l’hanno titolata insieme il Corriere della Sera e la Stampa e perfino il Giornale scrive che “Londra si consegna alla sinistra”.

Una vittoria costruita nel tempo, Starmer sarà meno amico di Meloni rispetto a Sunak

Quella del leader laburista non è una vittoria improvvisata e, anzi, leggendo il commento di Bill Emmott, già direttore dell’Economist e oggi firma su la Stampa “la nuova classe dirigente è solida e guiderà la Gran Bretagna per molto tempo. In politica estera ci sarà continuità con i conservatori sulla guerra in Ucraina e la Russia mentre l’approccio più soft sull’immigrazione renderà Starmer meno amico di Meloni rispetto a Sunak”. Ma quello che sorprende è la velocità con la quale un nuovo governo si insedia: Sunak e la sua famiglia lasceranno il numero dieci di Downing Street già oggi e Starmer sarà nominato immediatamente Primo ministro da re Carlo. Qualcosa di impensabile se guardiamo al nostro Paese e al travaglio che spesso passa per costruire un governo. Ma come scritto quella di Starmer è una vittoria costruita nel tempo “di un riformismo vincente” come titola il Riformista “di uno che non fa promesse e vuole cambiare il Paese” nel bel ritratto che Marco Imarisio gli dedica sul Corriere della Sera.

Enrico Letta: “Sconfitto chi vuole soltanto distruggere. La sinistra in Italia trovi la sua strada”

A cercare di dare una lettura al voto inglese ci prova anche Enrico Letta, già presidente del consiglio e segretario del Pd, oggi  guida l’Istituto Jaques Delors a Parigi e intervistato da Stefano Cappellini su Repubblica dice “Il voto di oggi  punisce i responsabili di quella Brexit, una gigantesca cavolata che abbiamo pagato tutti. Gli inglesi, noi europei, la comunità internazionale. Non a caso la vittoria di Donald Trump arrivò pochi mesi dopo il voto sulla uscita della Gran Bretagna dalla Ue”. Ma Letta si spinge anche oltre e afferma: “come la Brexit ha anticipato una tendenza mondiale, quella della distruzione, io spero che la vittoria di Keir Starmer sia l’anticipo di una nuova tendenza alla costruzione. Penso che gli elettori inglesi abbiano fatto mea culpa e abbiano voluto chiudere così otto anni di autodistruzione”. Con l’invito alla sinistra italiana a “pensare a sé stessa e a trovare da sola una propria strada, come sta facendo”. E un altro segretario storico del Pd, Pierluigi Bersani intervistato dal Corriere della Sera aggiunge: “l’onda di destra di certo non si è fermata, anche qui da noi, ma qualcosa si muove e ci dice: datevi una regolata”.

Se ritorna al riformismo la sinistra italiana può farcela, parola di Renzi

Già perché il tema è proprio questo. Se a Londra si è costruito un progetto di riformismo attorno ad un leader, un po’ come lo si era fatto anni prima con Tony Blair, nel nostro Paese il centro sinistra è spezzettato in tanti partiti, partitini e movimenti che ci vuole “un campo largo” per metterli tutti insieme. Ma questa onda inglese potrebbe certamente far ritornare in auge “il riformismo italiano” come spiega in un suo articolo il Corriere della Sera che dà voce alle prime reazioni dei politici italiani al voto inglese.  Da Paolo Gentiloni a Matteo Renzi che dice:  “torna alla stagione del riformismo, quella portata al successo da Tony Blair . Non credo che si possano replicare i modelli di altri Paesi. Mi limito a dire che senza un centro riformista, la sinistra non vince. L’esperienza britannica lo dimostra in modo netto”.

Allontanarsi dal populismo fa bene, c’è anche chi è rinato come la Grecia

Torna di moda il riformismo anche in Italia? Per il direttore del Foglio, Claudio Cerasa l’importante è allontanarsi dal populismo: “Il percorso dell’Italia e del Regno Unito, in fondo, ci dice due cose. Chi si allontana dall’Europa oltre a fare il gioco di Putin (il presidente russo ha fatto arrivare due giorni fa i suoi auguri a Le Pen, con tanto di foto postata sui social insieme) si scotta. E chi si avvicina all’Europa sfidando i troll del populismo ne trae beneficio (dopo Brexit, il pil di un paese come la Grecia, che si è avvicinato sempre di più all’Europa, è cresciuto a un tasso annuo dell’1,53 per cento, quello del Regno Unito dello 0,7 per cento). Sarà solo un caso ma oggi i paesi più in salute, in giro per l’Europa, sono quelli che dopo aver testato il populismo si sono organizzati per provare a renderlo innocuo. Ieri in Italia, oggi in Inghilterra, domani forse in Francia”.

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