“No al potere senza limiti”. Il monito del Capo dello Stato arriva da Trieste per l’avvio della settimana sociale dei cattolici e anche la il cardinale Zuppi insiste sul tema della “salute della democrazia”. Il nodo del contendere è il “premierato” con Meloni che potrebbe prendere una decisione impensabile fino a ieri
Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha scelto la settimana sociale dei cattolici in corso a Trieste per lanciare un avviso ai governanti: “Non può esserci un’ autorità senza limiti”. E’ vero che il Capo dello Stato, in un discorso sulla “salute della democrazia”, ha tenuto più una “lezione culturale” – spaziando da Norberto Bobbio a Alexis de Toqueville fino a Karl Popper – ma i giornali vi hanno letto un chiaro monito alle fughe in avanti della maggioranza e ai “superpoteri” che questa vorrebbe attribuire, attraverso il premierato, al futuro presidente del Consiglio.
No al potere illimitato, battersi per le minoranze
Così la Repubblica può titolare: “Mattarella, no al potere illimitato” mentre il Corriere della Sera con il suo quirinalista di punta, Marzio Breda scrive che il capo dello Stato ha detto “no all’assolutismo” e che bisogna battersi perché non ci siano “analfabeti di democrazia”. In pratica il presidente della Repubblica scrive La Stampa ha detto che le “democrazie imperfette vulnerano le libertà là dove il principio “un uomo, un voto” venga distorto attraverso marchingegni che alterino la rappresentatività e la volontà degli elettori”. Detto in altre parole, perché il senso è quello: pur di far vincere un candidato non si possono attribuire premi di maggioranza talmente spropositati da falsare gli orientamenti collettivi. Il principio della «rappresentatività» va sempre e comunque osservato.
Anche la Chiesa in campo contro il populismo
Il tema è certamente spinoso ed un monito del capo dello Stato porta sempre a profonde riflessioni. Ma così non è per i quotidiani più vicini alla causa meloniana che lo tengono lontano dalle prime pagine e preferiscono parlare d’altro: Libero apre sulla sospensione di Serena Bortone dalla Rai mentre il Giornale si occupa delle emergenze carceri e il Tempo addirittura di Biden. Eppure la “difesa della democrazia, delle minoranze” è un tema fondamentale, da “destra sociale” verrebbe da scrivere. Non è un caso, come riporta la Stampa che vi sia la piena assonanza col padrone di casa, il cardinale Matteo Zuppi. «Guardiamo con attenzione al pericolo dei populismi che, se non abbiamo memoria del passato, possono privarci della democrazia o indebolirla», ammonisce il presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Preoccupato? Sì, delle troppe «furbizie, molto facili, che piegano a interesse privato il bene pubblico». E se qualcuno se ne dispiace, pazienza: la Chiesa «parla perché è libera» e su questo tema domenica interverrà anche Papa Francesco.
Meloni pronta al reset? E’ lo scenario che immagina la Repubblica
Che cosa sta succedendo, quindi? C’è una presa di posizione chiara tra “poteri” dello Stato? Per capire il clima di pressione viene incontro il retroscena di Repubblica a firma di Tommaso Ciriaco. “Giorgia Meloni inizia a dubitare di tutto: strategia, percorso, orizzonte finale della riforma. Sia chiaro: non è pentita, semmai preoccupata di mancare l’obiettivo. Teme di compattare i suoi avversari. Sostiene in privato di sentire il Quirinale ostile al ddl costituzionale”. Così per il giornale diretto da Maurizio Molinari il premier starebbe pensando “a correzioni di rotta per divincolarsi dalla morsa. Senza escludere più alcuno scenario, in queste ore. Compreso quello del reset: elezioni anticipate, nuova legittimazione popolare e, solo a quel punto, una riforma presidenziale senza più ostacoli lungo il cammino”. Certo è uno scenario impensabile fino a ieri e un po’ “fantasioso” ma che i rapporti tra il Colle e Palazzo Chigi non siano idilliaci sul tema delle riforme e sul bilanciamento dei poteri è un dato di fatto.