Cosa emerge dal cortocircuito sul redditometro: in calo le quotazioni di Leo, le difficoltà di Fazzolari a tenere le fila della comunicazione di governo, il consenso che si regge sulla credibilità della premier Meloni
Un pasticcio così brutto non si vedeva da tempo. Dalla prospettiva di Giorgia Meloni, a poco più di due settimane dal voto per le Europee, è una debacle su tutti i fronti: sul fronte politico, sia nei rapporti con gli alleati che nelle dinamiche interne al partito, governativo e comunicativo. Il riferimento ovviamente è alle polemiche sorte sulla reintroduzione del redditometro e sul decreto ministeriale che porta la firma di Maurizio Leo.
IL CORTOCIRCUITO TRA PALAZZO CHIGI, MEF E FDI SUL REDDITOMETRO
“Un cortocircuito micidiale – scrive Monica Guerzoni sul Corriere della Sera – a 18 giorni da un voto europeo che la premier ritiene decisivo, per lei e per l’Italia. Tajani e Salvini, i due vicepremier resi avversari dalla competizione proporzionale, si ritrovano dalla stessa parte. Due contro una. E alzano i toni”.
Un decreto sul quale pesa tuttora un assordante silenzio (e imbarazzo) del titolare del Mef Giorgetti e che ha costretto la premier Meloni a intervenire due volte nella stessa giornata per provare a gettare acqua sul fuoco. Dapprima con un tweet su X e poi, a distanza di quasi dieci ore, con un video su Instagram. Col risultato che la stessa Meloni, subissata dalle pesanti critiche che da quasi 48 ore piovono da tutte le parti sul Governo, ha dovuto accelerare i tempi sulla decisione e correggere il tiro.
Mai nessun “grande fratello fiscale” sarà introdotto da questo Governo. Sono sempre stata contraria a meccanismi invasivi di redditometro applicati alla gente comune.
L'attuazione della delega fiscale, portata avanti in particolare dal Vice Ministro dell'Economia Leo, è fino…
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) May 22, 2024
MELONI COSTRETTA A METTERCI LA FACCIA DOPO IL PASSO FALSO DI LEO
“E lei – ricostruisce sempre Guerzoni sul Corriere – che alle 10 del mattino sperava di stoppare le polemiche interne e le grida di giubilo delle opposizioni giurando che «mai nessun grande fratello fiscale sarà introdotto questo governo», capisce che non basta e decide di metterci plasticamente la faccia. Giacca chiara, faccia seria, telecamera in azione. Nelle stanze della presidenza del Consiglio si gira il video del dietrofront. Spiegando che il governo ha «ereditato una situazione molto pericolosa» Meloni blinda la traballante poltrona di Leo, nonostante a porte chiuse gli abbia rimproverato di non aver soppesato per tempo la portata politica di quella firma in Gazzetta Ufficiale”.
Certo è che se in prospettiva qualcuno balenava l’ipotesi di una promozione sul campo per Leo al rango di Ministro, qualora Giorgetti prima o poi decidesse di abdicare, questo infortunio potrebbe rivelarsi fatale.
Solidarietà a Maurizio Leo sul redditometro. Il provvedimento è ben bilanciato in termini di tutele per i contribuenti onesti. L'opposizione non attacchi il governo su questo. La maggioranza non attacchi un suo viceministro per aver fatto la cosa giusta. Salvate il soldato Leo.
— Carlo Cottarelli (@CottarelliCPI) May 22, 2024
Adesso bisognerà attendere il Consiglio dei ministri di venerdì per capire sul piano legislativo come Meloni intende muoversi e per sondare le pressioni degli alleati Tajani e Salvini, per una volta dalla stessa parte in questa campagna elettorale.
LA COMUNICAZIONE NEL GOVERNO E IN FDI CHE ANCHE FAZZOLARI FATICA A GOVERNARE
“E’ facile immaginare – sottolinea il Corriere della Sera – il livello di imbarazzo che un simile cortocircuito ha innescato tra Palazzo Chigi, via XX Settembre e via della Scrofa, sede di FdI”.
E proprio qui si arriva al ruolo di Giovanbattista Fazzolari, il sottosegretario factotum e braccio destro della premier, chiamato dall’amica Giorgia a occuparsi anche della comunicazione tra il Governo e FdI, a gestire – o meglio – a prevenire casi come quello sul redditometro.
Che, è bene sottolineare, è scaturito non da un leghista oltranzista ma da un uomo di governo proprio di Fratelli d’Italia, tra i più competenti e stimati, e da anni cultore della materia, come quando nel 2009, da presidente della Commissione parlamentare di Vigilanza sull’Anagrafe tributaria diede il via libera al documento che suggeriva l’introduzione del ‘redditometro di massa’, come abbiamo raccontato ieri su Policy Maker mag.
QUANTO ANCORA SI PUO’ REGGERE IL CONSENSO SOLO SULLE SPALLE DI GIORGIA MELONI?
In tutto ciò ovviamente neppure Fazzolari sapeva nulla. E non si sa se questo sia un bene o un male per la premier. Lo stesso Fazzolari che magari avrà avuto un ruolo nella strategia comunicativa di Meloni per provare a mettere una toppa di fronte al montare delle polemiche. Una strategia che si è rivelata inizialmente insufficiente, tanto da indurre la premier a metterci la faccia in prima persona, come ha scritto Monica Guerzoni.
Dalla lettura delle prime pagine e dei giornali odierni, la resa però alla fine è stata redditizia. E’ passato il messaggio che la presidente Meloni ancora una volta è quella più in sintonia con il popolo e che riesce a mettere una pezza sui passi falsi dei suoi ministri e dirigenti di partito. Dai sondaggi, si veda l’ultimo di Pagnoncelli sul Corriere, questa narrazione sembra ancora premiare Fratelli d’Italia che dopo venti mesi dalle Politiche mantiene, se non aumenta, il proprio consenso. Ma quanto può reggersi ancora il partito solo sulle spalle di Giorgia?