In vista delle Europee alcuni leghisti della prima ora, fedelissimi di Bossi, rompono gli indugi e si candidano in concorrenza con la Lega di Salvini. La ‘benedizione’ del senatur
Il via libera sembra partito. Tanti leghisti della prima ora, quando ancora si chiamava Lega Nord, hanno rotto gli indugi e sono pronti a candidarsi alle Europee con la ‘benedizione’ di Umberto Bossi. Ma non nella Lega-Salvini Premier, semmai per togliere voti alla Lega.
Nelle ultime ore al quartier generale di via Bellerio non sono passate inosservate due mosse politiche, destinate a non rimanere isolate: Marco Reguzzoni sarebbe in procinto di accettare la proposta di Forza Italia mentre Roberto Castelli ha formalizzato l’accordo con Sud chiama Nord del siciliano Cateno De Luca.
Stiamo parlando di due dirigenti storici del Carroccio, che hanno il loro bacino di consenso in Lombardia, e fedelissimi di Bossi. Era il 2010 quando Reguzzoni era capogruppo della Lega alla Camera mentre Castelli era viceministro alle Infrastrutture del governo Berlusconi IV, quello in cui era ministra la stessa Giorgia Meloni.
MARCO REGUZZONI IN PROCINTO DI CANDIDARSI CON FORZA ITALIA
“La proposta di Forza Italia mi lusinga” ha detto in un’intervista a La Stampa Reguzzoni, che attualmente è leader dell’associazione ‘Repubblicani’ e in passato è stato presidente della provincia di Varese. “Ho sempre avuto come punto di riferimento il tessuto produttivo del Nord – ha aggiunto – nel quale includo imprenditori e lavoratori sofferenti per la deindustrializzazione. Il Ppe è il perno attorno a cui ruota qualsiasi politica europea” ha aggiunto rispondendo al telefono dal congresso del Ppe in Romania durante il quale ha avuto un incontro anche con il presidente dei popolari Manfred Weber.
“La Lega ha cambiato pelle molte volte in questi anni. Qui a Bucarest mi ha colpito uno stand con lo slogan ‘L’Europa comincia nel mio villaggio, nella mia città, nella mia Regione”. Io sono rimasto fedele agli ideali federalisti e credo che anche l’Europa ne abbia bisogno” ha continuato. “Con Bossi ho un rapporto incrollabile. Ho parlato con lui prima che con altri” ha proseguito. Quanto all’ipotesi di un suo ticket con Letizia Moratti per Reguzzoni “è prematuro parlarne. Di certo con Letizia c’è stima reciproca: insieme portammo Expo 2015 a Milano” ha ricordato. Per il leader dei Repubblicani in realtà il vero obiettivo è provare ad allargare la base del consenso del centrodestra, allargando anche ai delusi e agli scontenti.
L’EX MINISTRO CASTELLI SPOSA LA CAUSA FEDERALISTA DI CATENO DE LUCA
L’ex ministro Roberto Castelli invece in vista delle Europee ha deciso di sostenere il progetto federalista del pirotecnico Cateno De Luca che, con il suo movimento Sud chiama Nord, potrebbe attrarre in un unico listone i sovranisti e gli euroscettici di Gianni Alemanno e gli orfani di Paragone a Italexit. Un listone che potrebbe riservare più di una sorpresa, considerato che Sud chiama Nord in Sicilia è nettamente a doppia cifra e dato in continua crescita. Una spina nel fianco per il progetto nazionalista di Salvini.
Ecco come Castelli, originario di Lecco, altro feudo leghista in Lombardia, si rivolgeva su Repubblica al leader leghista: “La parabola di Salvini è finita. La Lega sta vivendo la stessa parabola vissuta da Renzi e dai M5S: siamo di fronte a un elettorato erratico che si innamora del leader che dovrebbe far diventare l’Italia come la Svizzera”.
IL PENSIERO DI BOSSI SULLA LEGA DI SALVINI, BY VERDERAMI
Questo senza considerare cosa pensa Bossi del progetto di Salvini, pensieri raccolti nei giorni scorsi in un retroscena di Francesco Verderami sul Corriere della Sera: “Gemonio, 14 gennaio. Bossi dice ai suoi ospiti: «Soffro a vedere la Lega ridotta così». Attorno a lui ci sono una trentina di persone: compagni di strada della prima ora, alcuni rappresentanti locali, ex ministri ed ex parlamentari. Non è un’occasione conviviale, bisogna discutere dell’associazione politica alla quale stanno lavorano da qualche tempo, con discrezione, per evitare che si dia anche solo l’impressione di un gruppo impegnato in una qualche velleitaria operazione scissionista. Il Carroccio è la loro fede, il «ritorno alle origini» la loro aspirazione. Il presente è vissuto con angoscia. È vero, ci sono stati momenti in cui il partito è stato sul punto di sprofondare, ma senza mai perdere la propria identità”.
Verderami continua: “«Adesso invece la Lega è la copia meno fortunata di Fratelli d’Italia», si inalbera Bossi. Che sarà «segnato nel corpo — racconta uno dei presenti — ma non è rimbambito come viene descritto apposta da qualcuno. È lucido nelle sue analisi. E anche se il fisico non è più quello di un tempo, s’inc…za ancora di brutto». E fa sempre sfoggio del suo linguaggio colorito, di cui si serve per parlare di Matteo Salvini e della sua linea politica: «Ha fatto diventare la Lega un partito di estrema destra, proprio mentre al governo c’è Giorgia Meloni che ha il simbolo della Fiamma. Ma tra la copia e l’originale, chi vuoi che voti la gente?». Bossi dà voce al senso di disorientamento collettivo, che i presenti avvertono ormai distintamente anche nell’attuale gruppo dirigente. Lo percepiscono da certe telefonate carbonare con cui vengono informati della situazione a Roma e sui territori. La storia della «Lega nazionale» non ha mai convinto il Senatùr”.
Salvini di contro può contare sui suoi fedelissimi in Parlamento alle segreterie regionali del partito. Ma sa benissimo che alle Europee dovrà guardarsi più dagli amici interni che dagli avversari.