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OpenAI, perché volano gli stracci tra Elon Musk e Sam Altman

Il patron di Tesla, Elon Musk, fa causa a OpenAI e al suo ex socio Altman: tradita la vocazione originaria del progetto, l’accusa.

Era il 2015 quando Elon Musk fondò, insieme a Sam Altman e ad altri finanziatori, la start up OpenAI. Oggi, a distanza di 9 anni, Musk fa causa proprio a OpenAI e ad Altman accusandoli di aver rinnegato la missione originale della start up: nello sviluppo dell’intelligenza artificiale hanno dato la priorità agli utili e agli interessi commerciali e abbandonato il principio essenziale dei benefici per l’umanità. Per il patron di Tesla si tratta di un nuovo fronte legale, di uno scontro sul futuro dell’IA, soprattutto quella generale che Musk da tempo ritiene la “maggiore minaccia esistenziale che ci troviamo ad affrontare”.

PER MUSK ALTMAN AVREBBE TRADITO LA VOCAZIONE ORIGINARIA DI OPENAI

La battaglia vede come protagonisti i giganti dell’industria tecnologica contrapponendo uno degli uomini più ricchi del mondo, Musk, a una della imprese che vale di più a livello globale, Microsoft, e a uno degli imprenditori più popolari della Silicon Valley, Altman.

Secondo Musk, in soldoni, Altman avrebbe tradito lo spirito iniziale, la vocazione originaria del progetto lanciato insieme, accusandolo di essere “non solo al soldo di Microsoft – come evidenza La Stampa – ma anche di fare ricerche i cui risultati condivide solo con gli eredi di Bill Gates per fini commerciali”.

I RAPPORTI BURRASCOSI TRA MUSK E ALTMAN NEGLI ANNI

Il rapporto tra i due è sempre stato di amore e odio. Musk contribuì allo sviluppo di OpenAI con oltre 44 milioni. “Senza il coinvolgimento di Musk, i suoi sforzi e le sue risorse è altamente probabile che OpenAI non sarebbe mai decollata”, spiegano i legali del miliardario.

Nel 2018 Musk decise di lasciare il consiglio di amministrazione di OpenAI in scontro aperto con Sam Altman, per divergenze di vedute e prospettive, a causa della creazione di una divisione for profit per la start up. Una mossa a cui Musk si è subito opposto, sostenendo che il principio della carta fondatrice di OpenAI stabiliva che la società era una no profit, e che la sua tecnologia avrebbe dovuto essere “gratuitamente accessibile a tutti”.

Ma fu proprio Musk invece lo scorso novembre ad andare in soccorso del suo ex socio Altman quando venne messo alla porta dal board di OpenAI, in quelle che verranno ricordate come le 48 ore più pazze della storia della tecnologia mondiale. La crisi con Altman, infatti, rientrò grazie all’intermediazione di Microsoft, che con i suoi 13 miliardi di investimenti ha i titoli per dare le carte.

LA CAUSA

La causa avviata dal miliardario di X apre la strada a un possibile confronto in tribunale su un tema che agita da anni la politica e le aziende, ovvero se e quanto si deve essere preoccupati dall’intelligenza artificiale. “A oggi il sito di OpenAI continua a professare che la sua missione è assicurare un’intelligenza artificiale generale che porti benefici a tutta l’umanità. In verità si è trasformata in una divisione della maggiore società tecnologica, Microsoft”, si legge nei documenti depositati da Musk in tribunale, come riporta l’Ansa.

“Sotto la guida del nuovo consiglio di amministrazione, non sta solo sviluppando ma sta perfezionando un’IA generale per massimizzare i profitti per Microsoft piuttosto che portare benefici all’umanità”, prosegue ancora l’accusa di Musk che chiede alla giustizia di obbligare OpenAI a rendere la sua tecnologia Open source.

Nella causa il patron di Tesla viene descritto come una delle poche voci all’interno della Silicon Valley che continua a mette in guardia sui potenziali rischi della tecnologia. In merito, come ricorda sempre, non più tardi di un anno fa, insieme ad altri Ceo ed esperti di tecnologia, Musk aveva chiesto una moratoria di sei mesi sulle ricerche nello sviluppo di sistemi complessi e altamente performanti come Gpt4. La causa ora proietta lo scontro su un altro livello e rischia di spaccare la Silicon Valley e Big Tech sul futuro dell’IA.

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