Il premier ungherese Orban alle prese con diverse problematiche di politica interna. L’analisi di Riccardo Pennisi
Un brutto febbraio per Viktor Orban in Ungheria, con dimissioni della presidente della Repubblica e della ex ministra della Giustizia. E le rivelazioni di un fedelissimo che definisce il suo sistema “mafia”. Sette cose da sapere
1. Poche persone più di Orban hanno lasciato la propria #impronta sull’#Europa del XXI secolo. In Ungheria la sua posizione appare intoccabile. Eppure anche il leader-modello della democrazia autoritaria, l’abile despota che approfitta di una UE ridotta a pagarlo per fargli accettare i suoi piani, può vedere una crepa nel suo consenso.
2. La presidente Katalin Novak si è dimessa perché si è venuto a sapere della grazia che ha concesso al complice di un pedofilo. Ha scarcerato il vice-direttore di un collegio, condannato per aver costretto un bambino a ritirare l’accusa di aggressioni sessuali contro il suo direttore, forzandolo a dire di essersi inventato tutto. Il provvedimento era arrivato in occasione della visita di #Bergoglio in Ungheria (aprile 2023), insieme a una ventina di altri.
3. La 46enne Novak è una fedelissima di Orban, di cui è stata anche ministra della Famiglia, “famiglia cristiana e tradizionale”, come ha sempre sostenuto. La grazia sarebbe stata richiesta dal capo della Chiesa calvinista ungherese: anche lui in passato ministro di Orban. Rientrata di corsa dai mondiali di pallanuoto in Qatar, Novak ha potuto assistere a una grande manifestazione di protesta – con un minuto di silenzio: una delle vittime si è suicidata.
4. Dopo le sue dimissioni, sono arrivate anche quelle dell’allora ministra della Giustizia – che ha dato l’avallo alla grazia. Judit Varga aveva già lasciato il ministero, per concentrarsi sulle Europee di giugno 2024: era capolista nazionale di #Fidesz, il partito di Orban. Ora, lascia “la vita pubblica”.
5. Il difensore dei valori tradizionali Orban è riapparso, dopo un lungo silenzio, tentando di arginare lo scandalo annunciando una riforma costituzionale per impedire la grazia nei casi di pedofilia. Nel 2021 firmò una legge che vieta riferimenti all’omosessualità ai bambini, perché “possono provocare comportamenti devianti o pedofili”.
6. Ma non basta. Poco dopo, l’ex marito di Varga e uomo-ombra di Orban nel sottogoverno nazionale, Peter Magyar, ne ha svelato in un video tutti i meccanismi: il nepotismo nelle istituzioni, dove il criterio per fare carriera è la fedeltà al capo. Le ricompense per i fedelissimi, mediante appalti truccati. Il controllo totale sull’#informazione, nelle mani del capo. Ha accusato Orban di usare questo sistema per restare al potere (è il suo 14° anno), e anche per arricchirsi senza limite.
7. “Possiamo cambiare, non abbiate paura”, ha chiosato. La sua intervista, vista da tutti, ha scatenato un’ondata di manifestazioni. Organizzate non dalla moribonda opposizione, ma da celebrità e influencer. Per Orban non è certo il primo scandalo da gestire, ma è il primo sulla pubblica piazza, senza che possa controllarne la narrazione.