Secondo alcuni retroscena l’attenzione di Palazzo Chigi si sarebbe spostata sulla segreteria generale della Camera dei Deputati dove gli uffici sembra non facciano ” tutto il possibile per evitare inciampi”
Come avviene ormai da qualche settimana, anche oggi leggiamo retroscena che riferiscono di rapporti “freddi” tra Palazzo Chigi e il Quirinale. In particolare è Tommaso Ciriaco su Repubblica a ripercorrere gli ultimi episodi che, secondo la ricostruzione del giornalista, farebbero emergere che “qualcosa sembra essersi incrinato nel rapporto che Giorgia Meloni ha costruito con il Colle”. Repubblica fa riferimento al patto sui migranti con l’Albania, alla riforma che introduce il premierato, all’offensiva governativa sulla giustizia fino “al braccio di ferro” sul provvedimento sulla carne sintetica.
MELONI SI SAREBBE LAMENTATA DEGLI UFFICI DEL QUIRINALE E DELLA CAMERA
Ciriaco cita “una riunione tra Meloni e alcuni degli uomini più fidati” tenutasi qualche settimana fa a Palazzo Chigi nel corso della quale “la premier lamenta difficoltà di gestione dei provvedimenti legislativi: si riferisce ad alcuni di quelli anticipati al Colle nelle interlocuzioni informali che precedono la scrittura delle norme, ma soprattutto ai testi che approdano in Parlamento e vengono gestiti dalla presidenza della Camera”. La narrazione quindi si arricchisce di un nuovo attore, gli uffici della Presidenza della Camera.
“La tesi – riporta sempre Ciriaco – è che la maggioranza sia spesso costretta a dribblare piccoli “sgambetti”. In alcuni casi, confida, le difficoltà nascono con gli uffici del Quirinale. A volte frenano, è la tesi, oppure sollevano problemi invece sormontabili”. (…) Meloni però “va anche oltre. Ritiene – continua Repubblica – che alcuni incidenti parlamentari di poco conto che si sono verificati in Parlamento non siano in realtà da attribuire al caso: ad esempio, “quando ci troviamo con ordini del giorno che a volte votiamo all’improvviso” e senza che siano conosciuti per tempo. Tradotto: esiste il sospetto che qualche ufficio tecnico di Montecitorio non faccia tutto il possibile per evitare alcuni scogli, per fornire tutti gli elementi utili a evitare inciampi. L’attenzione – conclude il ragionamento Ciriaco – è concentrata sulla segreteria generale della Camera, gestita in realtà da professionisti di livello ed esperienza, assai stimati anche al Colle”.
QUALE E’ IL RUOLO DEL SEGRETARIO GENERALE
Il segretario generale è il più alto funzionario di Montecitorio che governa una macchina amministrativa di circa 1.000 dipendenti e un bilancio che per il 2023 (quello preventivo) è pari a 970 milioni di euro. Può avere voce in capitolo sulle principali questioni normative, dall’ammissibilità degli emendamenti alle interrogazioni, fino alle attività dell’Ufficio di presidenza. Per quindici anni, dal 1999 al 2014, dominus indiscusso a Montecitorio è stato Ugo Zampetti, che negli ultimi dieci anni invece è stato il braccio destro del presidente Mattarella al Quirinale, sempre nello stesso ruolo di segretario generale.
CHI E’ L’ATTUALE SEGRETARIO GENERALE DELLA CAMERA DEI DEPUTATI
L’attuale segretario generale di Montecitorio è Fabrizio Castaldi. Romano, 52 anni, avvocato, laurea in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma con una tesi sul diritto parlamentare e figlio di un consigliere della stessa Camera, Castaldi è un conoscitore del funzionamento dell’amministrazione di Montecitorio dove è approdato nel 1999. Ha iniziato la sua carriera proprio negli anni di Zampetti segretario generale. Castaldi è stato capo della segreteria istituzionale del presidente della Camera e vicesegretario generale.
Secondo le cronache è di “area Pd”, già nel 2015 aveva provato il salto alla guida della segreteria generale con l’appoggio dell’allora presidente Laura Boldrini, di cui era appunto il capo della segreteria istituzionale. In quell’occasione la spuntò Lucia Pagano. Nel gennaio del 2022 è riuscito finalmente a centrare l’obiettivo, nominato all’unanimità dall’Ufficio di presidenza presieduto da Roberto Fico, battendo un’altra candidata zampettiana, Claudia Di Andrea, capo del servizio informatica e moglie del presidente dell’Anac Giuseppe Busia, vicino a Giuseppe Conte.