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Così il consigliere di Meloni ‘spiega’ allo scettico Gianni Letta il premierato

Forza Italia prova a gettare acqua sul fuoco dopo la stroncatura di Gianni Letta del premierato. Oggi su Libero il consigliere giuridico della premier spiega agli ‘scettici’ la riforma

Non si spegne l’eco delle parole di Gianni Letta sulla riforma costituzionale con l’introduzione del premierato targata Meloni-Casellati. Forza Italia ovviamente si è assunta il compito di provare a minimizzarne l’impatto mediatico e respingere le strumentalizzazioni delle opposizioni.

Un messaggio forte e chiaro però è arrivato dal consigliere giuridico della premier Meloni. Stiamo parlando del giurista e professor Francesco Saverio Marini, docente di Istituzioni di diritto pubblico all’università Tor Vergata, considerato il ‘padre’ della riforma al vaglio adesso del Parlamento. La comunicazione di Palazzo Chigi fa ricorso a lui ogni qual volta c’è qualche critica da sedare. Nei giorni della presentazione del disegno di legge sulle riforme furono pubblicate in 48 ore ben 7 sue interviste sui quotidiani.

Oggi Libero, il cui direttore è Mario Sechi nonché ex capo ufficio stampa di Giorgia Meloni, ha pubblicato un suo intervento, con richiamo in prima pagina, dal titolo abbastanza eloquente ‘Il premierato spiegato agli scettici’. Il riferimento è in particolare al costituzionalista Gustavo Zagrebelsky ma, chiaramente, gli addetti ai lavori hanno notato che l’intervento è arrivato proprio il giorno dopo le affermazioni di Gianni Letta.

COSA HA DETTO GIANNI LETTA SU RIFORME E PREMIERATO

La riforma costituzionale presentata dall’attuale governo “fatalmente” ridurrebbe i poteri del presidente della Repubblica, “perché la forza che ti deriva dalla investitura popolare è certamente maggiore di quella che deriva dal Parlamento: non sta scritto, ma è ovvio che poi nella dialettica chi è investito ha più forza”. Questa la principale obiezione mossa da Gianni Letta. Una botta che ha scosso prima di tutto Forza Italia, con Antonio Tajani che si è affrettato a precisare il senso dell’intervento di uno degli uomini più vicini al Cavaliere, per decenni. “Forza Italia sostiene convintamente la riforma sul premierato. Non vanno interpretate in direzione contraria alcune frasi di Gianni Letta. Mi ha confermato che le sue parole si riferivano a valutazioni teoriche e non a giudizi sulla riforma”, ha precisa con decisione il ministro degli esteri e segretario di FI. Tesi ribadita anche dalla ministra forzista delle Riforme Elisabetta Casellati.

Ma Letta, intervenuto ad un evento dell’associazione Progetto Città di Firenze, non ha lasciato adito a dubbi sulle sue idee al riguardo: “Secondo me la figura del presidente della Repubblica così com’è disegnata – spiega -, e l’interpretazione così come è stata data dai singoli presidenti nel rispetto della Costituzione, come tutti i costituzionalisti oggi riconoscono, sta bene così: non l’attenuerei, non la ridisegnerei, non toglierei nessuna delle prerogative così come attualmente sono state esercitate”.

LE SPIEGAZIONI DELLA RIFORMA DEL PROF. MARINI AGLI SCETTICI (E A GIANNI LETTA)

Il Prof. Marini nel suo intervento su Libero, ha sottolineato “una tendenziale condivisione: anche i più strenui detrattori della proposta governativa di introdurre l’elezione diretta del presidente del Consiglio convengono sul fatto che il sistema parlamentare, per usare le parole di Gustavo Zagrebelsky, «pur scritto sulla Carta, è andato degenerando legislatura dopo legislatura, governo dopo governo». Più in generale, l’esigenza di una maggiore stabilità dei governi è largamente condivisa e non potrebbe essere altrimenti”.
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Il consigliere giuridico di Giorgia Meloni ha spiegato che “alcuni allarmismi sembrano poco giustificabili rispetto all’impatto che la proposta governativa potrebbe avere. La scelta di non riprendere i modelli più diffusi negli altri ordinamenti statali è, infatti, motivata proprio dall’esigenza di agire in continuità con il sistema parlamentare e di favorire un intervento minimale e sintonico alla nostra tradizione costituzionale”.

PER MARINI IL SISTEMA SCELTO SI AVVICINA A QUELLO CHE HA CARATTERIZZATO I GOVERNI BERLUSCONI E PRODI

E con riferimento all’ipotesi del “sistema tedesco – prospettato invece come possibile soluzione da una parte dell’opposizione – presupponeva anch’esso una serie di modifiche molto significative. Esse avrebbero inciso tanto sul rapporto di fiducia, che nel sistema tedesco coinvolge solo il presidente del Consiglio e non il governo nel suo complesso; quanto sul bicameralismo paritario; quanto, infine, sui poteri del presidente della Repubblica in relazione alla nomina del Cancelliere e allo scioglimento delle Camere, in modo molto più penetrante rispetto alla proposta in discussione”.
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Per Marini quello scelto è invece “un sistema che si avvicina per modalità di funzionamento a quello che ha caratterizzato, nella prima decade degli anni Duemila, il nostro sistema di governo sotto la vigenza di leggi elettorali a tendenza maggioritaria, quando vi è stata sostanzialmente un’alternanza al governo tra Berlusconi e Prodi e quando i cittadini si ritrovavano addirittura il nome del candidato presidente del Consiglio della coalizione sulla scheda elettorale. E credo che nessuno ritenga che in quel periodo vi sia stata una sospensione delle regole democratiche; anzi i cittadini in quella fase potevano consapevolmente scegliere il candidato presidente del Consiglio, il programma e la coalizione che li avrebbe governati”.

A buon intenditor…

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