Giorgia Meloni visita la mostra dedicata a Tolkien: l’autore anglosassone al centro del pantheon della destra. Conversazione con lo storico Franco Cardini
Mercoledì la premier Meloni ha partecipato alla mostra della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dedicata a Tolkien. L’autore del “Signore degli Anelli” occupa una parte importante del pantheon della destra italiana, a partire dai campi hobbit degli anni ’70. Agli scritti di Tolkien si è spesso ispirata anche la premier e il gruppo di dirigenti di Fratelli d’Italia a lei più vicini.
Di cultura della destra e dell’influenza di Tolkien ne abbiamo parlato con il prof. Franco Cardini, storico, medievalista e professore emerito di Storia medievale nell’Istituto Italiano di Scienze Umane/Scuola Normale Superiore.
Quanto è centrale Tolkien nel complesso culturale e delle idee di questo nuovo centro destra conservatore? E poi cos’altro c’è?
Allora prima di tutto dobbiamo dire che i rappresentanti di Fratelli d’Italia non specificano nemmeno in che senso si rifanno alla cultura conservatrice. Tolkien aveva un conservatorismo che, in realtà, era profondamente moderno. Quindi anticapitalistico, molto profondamente solidaristico. Fratelli d’Italia parla di solidarietà ma mi pare che la usino come una sorta di parola d’ordine, se non addirittura di parola magica. Particolari movimenti solidaristici non mi pare di averli visti. Insomma, anche questi li lasciano alla sinistra, più di quanto non facesse la vecchia estrema destra che aveva un elemento comunitario e solidarista al suo interno. Fratelli d’Italia non ha sviluppato nulla in questo senso, del resto non sono mica un’estensione del Movimento sociale. Il vecchio Movimento sociale, residualmente passato in Alleanza nazionale, è rimasto come un grumo lì dentro, non voglio dire uno zoccolo duro, ma un grumo che non si è espanso.
Però il vecchio Movimento sociale non ha mai avuto il seguito elettorale di Fratelli d’Italia.
Certo, ma perché? Non certo perché le persone interessate alle idee da loro propagandate sono passate dal 5 o dal 15 al 30%. No, Fratelli d’Italia è cresciuto grazie all’apporto di un ceto medio per niente connotato. E questo spiega il bricolage che sta facendo il Ministro Sangiuliano che parla di Dante come iniziatore della cultura di destra, affermazione molto impegnativa che non spiega e che lascia lì appesa a un gancio, lasciando l’impressione che sia solo uno slogan, che sia un guscio vuoto.
E adesso arriva Tolkien.
Il Tolkien rivisto da Fratelli d’Italia. Nella mostra, alla quale non ho partecipato e che non ho ancora visto, saranno esposti oggetti, immagini, delle spiegazioni a queste immagini e da lì potremmo farci un’idea. Credo che se voi volete interessarvi a quale sia il percorso culturale della destra di Fratelli d’Italia allora dobbiate cominciare a esaminare attentamente che tipo di elaborazione del pensiero tolkieniano hanno proposto. Perché la vecchia, l’antica elaborazione, quella dei gruppi che facevano capo a Marco Tarchi, la conosciamo e non è assolutamente in linea con Giorgia Meloni che si vede bene, più che dal suo libro “Io sono Giorgia”, dall’intervista che ha rilasciato a Sallusti. Ecco se la Meloni si appoggia a Sallusti o al senatore Pera si capisce quanto sia lontana mille miglia dal Tolkien utilizzato alcuni anni fa dalla nuova destra. Bisogna porsi questo tipo di domande, altrimenti non si va da nessuna parte. E poi vorrei sottolineare altre due cose.
Prego.
Primo, l’approccio dogmatico imposto dalla signora Meloni. La premier ha proibito formalmente ai membri del suo partito di avere una posizione critica nei confronti della guerra russo-ucraina. Bisogna stare con l’Ucraina, punto e basta. Con la Nato, punto e basta. Non si può criticare Israele, non si possono criticare gli americani. Così non si va da nessuna parte e prima o poi questo sistema rigido, che ha le caratteristiche fisiche di tutte le cose rigide che sono al contempo fragili, si rompono. La cultura è flessibilità. In Alleanza nazionale c’era tutt’altra vivezza e tutt’altri interessi culturali e la Meloni lo sa perché all’epoca ne faceva parte.
E la seconda?
La seconda sono le nomine. Fratelli d’Italia ha nominato Buttafuoco alla Fondazione La Biennale di Venezia. Ecco mi chiedo, lo sanno che Buttafuoco è un musulmano sciita? Se lo sanno, questo è un fatto assolutamente interessante, straordinario. Perché vuol dire che pensano di poter avere un’apertura diversa dal solito approccio occidentalista. Ma Crosetto, il ministro della Difesa, non ha fatto altro che dichiarare che è in vista una nuova Lepanto perché l’Occidente si deve tutelare. Bene l’Occidente si tutela mettendo un musulmano sciita alla Biennale di Venezia.
Se è così io sono molto interessato perché vuol dire che ci sono delle novità interessanti. Buttafuoco è un ottimo intellettuale, è uno scrittore di valore, è intelligente, un ottimo giornalista. A me la nomina di buttafuoco alla Biennale di Venezia è piaciuta moltissimo, però mi chiedo cosa comporta? Cosa vuol dire? Buttafuoco è un uomo di destra e si è sempre impegnato a favore dei gruppi di destra. Che cos’è una sorta di mancia data a un intellettuale particolare, oppure c’è un discorso politico di maggiore apertura, di maggior articolazione?
Quindi, secondo lei, un’attività, come quella della mostra di Tolkien, non può essere inserita in un’azione di scardinamento dell’egemonia culturale degli ambienti di sinistra che c’era e rimane ancora nelle università, nelle fondazioni, nelle aziende culturali?
Mi pare che sia una speranza o un timore del tutto infondato. Questo è un gruppo di partiti che hanno vinto le elezioni ma non hanno mai dato prova, fino ad oggi, di avere interessi culturali se non funzionali, ma anche questi in maniera molto, molto labile, molto superficiale, all’organizzazione del consenso. Non mi pare che fino ad oggi ci siano gruppi di destra che abbiano cercato di fare un discorso culturale serio. Sono a loro disposizione anche delle emittenze ma anche lì, vengono fuori solo talk show. Ecco, non mi sembra che ci sia un tentativo serio di mobilitazione a favore della creazione, o del progresso di un discorso culturale che possa essere definito “di destra”. Poi mi chiedo, di quale destra parliamo?
Cosa intende?
Il vecchio Movimento sociale aveva una struttura culturale, aveva delle riviste, aveva dei personaggi, minoritari magari, certo non abbondantissimi come la sinistra, aveva delle personalità di riferimento universitarie, come il prof. Marco Tarchi, che avevano degli organi di stampa. Adesso gli organi di stampa sono in generale sottovalutati e vengono sostituiti dai social ma anche a quel livello io non vedo un grande fervore di iniziativa nella destra. Un tempo a destra c’erano gruppi come Casapound che, in un modo o nell’altro, faceva a volte delle cose culturali interessanti. Ovviamente la destra di Fratelli d’Italia ha preso le distanze da Casapound, a cominciare dalla sua leader, si è spostata su una linea che è piuttosto cattolico – liberale e in maniera molto pronunciata molto occidentalista.
Quindi legge una presa di distanza dalla destra tradizionale, che poi è la stessa che invece in Tolkien si ritrova.
In passato la destra non berlusconiana aveva manifestato interessi non solo nei confronti del mondo palestinese, del mondo asiatico in generale, russo e cinese. La destra della Meloni in passato aveva manifestato anche lei questa sorta di originalità, perché in generale si pensa alla destra schiacciata sull’occidentalismo e sul neoliberismo. Ecco, in passato la Meloni aveva avuto altri atteggiamenti, quando militava in partiti precedenti a Fratelli d’Italia, penso al Movimento sociale o ad Alleanza Nazionale, in un certo modo, mai troppo chiaro o troppo originale, aveva dato il segno di volersi staccare dell’occidentalismo liberale. Un approccio che poi sconfina nel pensiero unico e mi pare che sia questa la linea di Fratelli d’Italia.
Professore le faccio l’ultima domanda. Senza un profondo lavoro culturale è possibile cambiare davvero un paese come Fratelli d’Italia aveva detto di voler fare? È possibile entrare nelle “casematte” del potere culturale?
Allora alcuni movimenti politici che hanno come comune denominatore, la parola conservazione o conservatorismo possono avere tutte le carte in regola per fare un discorso culturale e cambiare il paese. Io non sono un conservatore, io credo che nella società attuale ci sia pochissimo, se non nulla da conservare. Però il conservatorismo ha avuto ed ha ancora una sua dimensione culturale importante, interessante, decorosa e dignitosa.
Ci dicano però in che modo vogliono essere conservatori, perché se per conservazione si intende l’iper-liberismo, l’appoggio quasi incondizionato, in politica estera, alla politica degli Stati Uniti, un europeismo che finisce sempre per essere la politica dei singoli paesi europei, oppure si intende la conservazione dello stato di occupazione dell’Europa e del Mediterraneo da parte delle forze NATO.
Allora con un conservatorismo di quel genere non si va da nessuna parte. Rispetto alle novità in atto, per esempio, nel Mediterraneo non si può impiantare un discorso culturale? Accidenti se si potrebbe fare. Che cosa hanno fatto i partiti e dei movimenti di destra fino ad ora? Io non vedo nulla in termini di giornali, in termini di spettacolo, in termini di interventi televisivi, in termini di convegni, in termini di movimento d’opinione pubblica? Io non ho visto nulla.
Possiamo dire che non hanno compilato il piano editoriale.
Sì, e se manca un piano editoriale non si fa cultura, se manca un piano strategico culturale, non si fa cultura. I campi hobbit, quarant’anni fa, servivano a questo, erano dei vivai nei quali i ragazzi a cui il Movimento sociale stava stretto entravano in relazione con il mondo che li circondava, quindi scoprivano, magari anche nuovi modi di far musica, nuovi modi di scrivere. Questo si faceva ai campi hobbit, questo facevano i personaggi del gruppo che ormai è un po’ diventato leggendario e che ancora c’è all’interno di Fratelli d’Italia.
Ecco loro continuano ad avere nostalgia di questa primavera non a caso sono tornati a Tolkien. Però se voglio dimostrare che Tolkien era un conservatore, nel senso che dice la Meloni, quindi un conservatore che appoggiava l’Occidente capitalista e la Nato, si sbaglia perché Tolkien era contro la tirannia del denaro, dell’economia, della finanza. E anche contro un certo conformismo di carattere etico. Ma il conservatorismo di Fratelli d’Italia mi sembra intenda conservare il potere per chi già ce l’ha, conservare la gestione del denaro a chi ce l’ha. Ecco se è così allora veramente non andranno da nessuna parte, falliranno e il fallimento sarà anche elettorale, perché le illusioni suscitate dalla vittoria di Giorgia Meloni si stanno traducendo in delusioni.