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Riforme: la norma anti ribaltone “è irrazionale”. Parla il prof. Baldassarre

La riforma del premierato presenta “netti profili di incostituzionalità”: intervista ad Antonio Baldassarre, costituzionalista e presidente emerito della Corte Costituzionale

Conferire stabilità ai governi, garantire l’accountability ed evitare nuovi governi tecnici. Sono questi i principi che animano la proposta di riforma del premierato, approvata dal Consiglio dei ministri, e che potrebbe cambiare il volto della forma di governo italiano. Una riforma storica, rincorsa da decenni non solo dagli ambienti del centrodestra ma che potrebbe rivelarsi una polpetta avvelenata per il governo Meloni. A pesare ci sono i profili di incostituzionalità di alcuni passaggi e l’eventuale ricorso alle urne per il referendum, con il suo esito incerto.

Della proposta di riforma ne abbiamo parlato Antonio Baldassarre, costituzionalista e presidente emerito della Corte Costituzionale.

Come valuta l’introduzione dell’elezione diretta del Premier?

L’elezione diretta del Presidente del Consiglio è una riforma che dipende dalle scelte politiche, se c’è una maggioranza che la vota si può fare. Detto ciò, è un sistema che è stato utilizzato una sola volta in Israele e per poco tempo perché non ha dato buoni risultati.

Cosa intende?

Intendo che non è vero che ha garantito stabilità, ma al contrario ha generato instabilità e anche un potere di ricatto alle minoranze che erano necessarie per arrivare alla maggioranza per avere l’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Detto quindi che finora questo sistema, nell’unico caso in cui è stato applicato, non ha dato buona prova di sé, le forze politiche sono libere di stabilirlo e di introdurlo in Costituzione. Non vedo nulla di particolare, perché sostituisce la designazione che oggi viene fatta da un giudizio prudenziale del Presidente della Repubblica ma sulla base dei risultati elettorali, con una elezione diretta del Presidente del Consiglio.

La proposta di riforma del premierato prevede l’assegnazione di un premio di maggioranza del 55% ai vincitori della contesa elettorale. Alcuni costituzionalisti hanno sottolineato l’assenza di un quorum di garanzia.

Ci possono essere davvero pochi dubbi sulla incostituzionalità di questa soglia, tra l’altro si è già pronunciata la Corte costituzionale su una legge elettorale simile. Oltretutto è veramente anomalo fissare in Costituzione una soglia di questo tipo. Normalmente questi dettagli si lasciano alla legge ordinaria perché deve, in qualche modo, adattarsi alle circostanze storiche di quel momento. Ecco, quindi, ho miei dubbi che possa passare il controllo costituzionale.

Nella riforma del premierato come cambia il ruolo del Presidente della Repubblica?

Non è l’elezione diretta del Presidente del Consiglio che modifica i poteri del Presidente della Repubblica, ma le altre norme presenti in questo progetto. Mi riferisco alla previsione secondo la quale i ministri debbano essere nominati dal Presidente, ma su una designazione stretta del Presidente del Consiglio, nel senso che pare difficile che si possa opporre per ragioni di opportunità. E mi riferisco inoltre al passaggio che prevede, nel caso di sfiducia del Presidente del Consiglio, una sostituzione all’interno della stessa maggioranza. Ecco questa è una cosa veramente al limite del ridicolo. È tutto questo che toglie i poteri al Presidente della Repubblica, o meglio, più che togliere poteri lascia i poteri che ha ma li svuota di contenuto.

Perché dice che è al limite del ridicolo?

Perché non si può mettere in Costituzione una cosa di questo genere, in quanto o il Presidente del Consiglio viene eletto direttamente, e allora viene eletto perché è quella persona, oppure se poi cade perché perde la fiducia del Parlamento, e se si è coerenti con la proposta fatta, bisogna ritornare alle elezioni e rieleggere un altro presidente. Pensare a un Presidente del Consiglio in seconda, a un “sottocapo” per così dire, che viene dalla stessa maggioranza, che non ha il voto popolare ma viene designato dal Parlamento seguendo la traccia della Costituzione, sinceramente mi sembra proprio fuori di ogni considerazione, diciamo, razionale. È un’invenzione che non ha alcuna base giuridica.

Cosa pensa dell’eliminazione dei senatori a vita?

Non é un tema che mi scalda molto, che ci siano o non ci siano cambia poco. Una volta era un riconoscimento a personalità di grande prestigio. Ora sinceramente un po’ si è abusato del potere di nomina, non parlo solo degli ultimi anni ma da un po’ di tempo.

Oltre agli aspetti che ci ha già detto, secondo lei, ci sono altri profili di incostituzionalità in questa proposta di riforma?

Guardi facciamo così, diciamo che se io fossi colui che fa la proposta mi limiterei a dire che il Presidente del Consiglio viene eletto direttamente dal popolo, punto. Tutto il resto lo toglierei perché è fonte di confusione, è fonte di rischi politici perché potrebbe coagulare voti contrari per altre ragioni, la riforma di Renzi insegna. Quindi limiterei la riforma soltanto all’elezione diretta del Presidente del Consiglio e non aggiungerei nient’altro.

Il rischio politico lo vede nel ricorso al referendum?

Certo, poi nel caso in cui il referendum non dovesse avere successo, ci sarebbe sicuramente la crisi di governo. Un governo non può far finta che, cadendo su una proposta di questo genere, possa continuare a sopravvivere. Mettendomi quindi dalla parte del proponente mi limiterei soltanto all’elezione diretta del Presidente del Consiglio. Anche perché il resto mi lascia molto perplesso dal punto di vista giuridico-costituzionale. Tutto il resto lo toglierei.

– Leggi anche: Cosa prevede l’intesa sulle Riforme, dal premierato all’anti ribaltone

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