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truffa crosetto

Cos’è Hezbollah e perché preoccupa l’Italia

Il governo italiano teme che il conflitto possa allargarsi al Libano dove Hezbollah sembra pronta ad agire e dove operano 1.200 soldati italiani della missione Unifil

‘Partito di Dio’: questo è il significato in arabo di Hezbollah, l’organizzazione islamica sciita nata negli anni ’80 e fortemente radicata in Libano, con una propria formazione paramilitare e un proprio partito, che preoccupa il governo italiano.

Attraverso attacchi dal Libano, Hezbollah – decisamente antisionista e con forti legami con l’Iran – sta mantenendo alta la tensione al confine nord di Israele, con cui per decenni si è scontrato militarmente. Con il supporto iraniano, la forza dell’ala paramilitare di Hezbollah è cresciuta a tal punto nel corso degli anni tanto da essere considerata non solo più potente dell’esercito regolare libanese ma, secondo Israele, della maggior parte delle forze armate arabe al mondo. Ha combattuto anche nella guerra civile siriana, scendendo in campo a favore di Bashar al-Assad

1.200 SOLDATI ITALIANI NELLA MISSIONE UNIFIL A SUD DEL LIBANO

Ma cosa c’entra l’Italia? C’entra perché proprio al confine tra Israele e Libano è operativa la missione Unifil che vede impiegati 1.200 soldati italiani. Il timore è quello di allargamento del teatro delle operazioni. Non a caso le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno schierato truppe riserviste nelle città vicine al confine con il Libano, nel nord di Israele, per il timore di attacchi provenienti dal Paese dei Cedri.

Timori fondati anche alla luce delle ultime dichiarazioni di Abu Hamza, portavoce delle brigate Al-Quds, braccio militare della Jihad islamica, il quale – come riportano i media arabi -ha minacciato che la battaglia “non sarà limitata a Gaza” ma “potrebbe estendersi” ad altri territori. Quello “che è successo nella Striscia di Gaza”, ha avvertito “avverrà anche su altri fronti”.

PER IL GOVERNO ITALIANO HEZBOLLAH E’ PRONTA AD AGIRE

Uno scenario che sta mettendo in allarme l’Italia. Il governo, come ha affermato lo stesso ministro della Difesa Crosetto in una recente intervista al Corriere della Sera,  osserva con preoccupazione temendo un’ulteriore escalation nello scontro. Nei giorni scorsi la premier Giorgia Meloni ha avuto una conversazione telefonica con il primo ministro della Repubblica libanese, Najib Mikati, nel corso della quale ha riaffermato la volontà dell’Italia di continuare a contribuire alla sicurezza e alla stabilità del Libano in questo delicato frangente. Oggi è intervenuto il ministro degli Esteri Tajani, in un’intervista a radio24, secondo cui “il timore di un allargamento c’è. Dobbiamo fare di tutto perché ci sia una de-escalation. Hezbollah è pronta ad agire – aggiunge -, come ha già dimostrato con segnali di ‘solidarietà’ con Hamas”.

LE RASSICURAZIONI DEL COMANDANTE DELLA MISSIONE UNIFIL

Con un video postato su X (ex twitter), il comandante della missione Unifil, Aroldo Lazaro, prova a rassicurare affermando che “nonostante gli avvenimenti preoccupanti dei giorni scorsi, la situazione nell’area operativa dell’Unifil rimane stabile, ma volatile. Gli scontri a fuoco tra il territorio libanese e Israele fortunatamente non sono sfociati in un conflitto. Le nostre forze di pace rimangono impegnati nelle proprie posizioni. Abbiamo aumentato le pattuglie e altre attività per mantenere la stabilità, coordinando questo il lavoro con le forze armate libanesi”.

“Ci siamo impegnati attivamente con le autorità – aggiunge il comandante – su entrambi i lati della Linea Blu per allentare la situazione ed evitare malintesi. Le forze di pace continuano il loro lavoro essenziale. Il nostro obiettivo principale è contribuire a evitare lo scontro tra Libano e Israele, e qualsiasi evento che avvicini il conflitto è motivo di preoccupazione. Stiamo lavorando 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per garantire che ciò non accada”.

IL CONTRIBUTO ITALIANO ALLA MISSIONE

Attualmente il contingente nazionale impiegato in teatro operativo è di 1046 militari nell’ambito di Unifil e 57 militari nell’ambito della Mibil (Missione Bilaterale in Libano) dislocati tra Shama e Beirut, 374 mezzi terrestri e 6 mezzi aerei. In ambito nazionale l’operazione è denominata “Leonte”. Al comando della Joint Task Force italiana in Libano (JTF L-SW), principalmente composta da militari della Brigata ‘Granatieri di Sardegna’, nonché del Settore Ovest di Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon) c’è il generale di brigata dell’esercito Giovanni Brafa Musicoro.

Dopo la conclusione delle operazioni militari israeliane contro Hezbollah dell’estate 2006, il compito principale della missione è quello di monitorare la cessazione delle ostilità e di assistere l’esercito libanese ad esercitare la sovranità nel Paese e a imporre il disarmo dei gruppi armati in Libano.

In passato la missione è stata per tre volte a guida italiana: la prima volta con il generale Claudio Graziano, la seconda con il generale Luciano Portolano e l’ultima, per quasi quattro anni fino a febbraio 2022, dal generale Stefano Del Col.

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