L’ultimo capitolo della crisi tra Armenia e Azerbaijan spiegata in nove punti da Riccardo Pennisi, Aspenia
L’Azerbaijan lancia un’offensiva militare contro l’enclave del NagornoKarabakh appartenente all’Armenia. In 9 punti.
1) Per tutta la giornata di martedì 19, dei bombardamenti hanno colpito le postazioni dell’esercito armeno nella regione che da 32 anni sfugge al controllo dell’Azerbaijan, che vorrebbe annetterla.
2) Non solo le postazioni armene: anche le istallazioni militari fornite all’Armenia dalla Russia, che nella regione si era proposta come mediatrice del conflitto: stazioni radar, depositi di munizioni, sistemi antiaerei. L’Azerbaijan ha attaccato utilizzando dei droni israeliani.
3) L’Azerbaijan sostiene di aver informato sia le forze russe di mantenimento della pace, sia l’Osservatorio turco-russo sulla regione. La Turchia, culturalmente, politicamente ed economicamente molto vicina agli azeri, è l’altra potenza internazionale con un ruolo importante nel Caucaso.
4) Avrebbe informato le forze russe perché, ufficialmente, la regione è coperta da cessate il fuoco fin da novembre 2020. 1960 soldati russi dovrebbero infatti garantire la sicurezza degli armeni nel Nagorno Karabakh, benché in questi ultimi anni gli attacchi azeri si siano moltiplicati, fino ad arrivare a un blocco totale delle vie di comunicazione nove mesi fa. Informato o meno, il contingente mandato da Mosca si sta rivelando incapace di assolvere al suo compito.
5) Il motivo dell’attacco di ieri, da parte azera, è stata la “risposta ad azioni terroriste e di sabotaggio dei separatisti armeni”. A livello internazionale, nessuno riconosce i separatisti del Nagorno Karabakh, nemmeno gli armeni, che li sostengono.
6) Ma è chiaro che l’Azerbaijan, in generale, mira a spingere i civili armeni ad abbandonare l’enclave (mediante stratagemmi come il blocco o periodici bombardamenti, quello di ieri condotto all’ora di uscita da scuola, secondo testimonianze civili da Stepanakert), per poi potersene impadronire con più facilità. L’obiettivo potrebbe essere la fuga totale degli abitanti, o anche solo di una parte di essi, come forma di pressione sull’Armenia. 7000 civili sono stati evacuati dalle zone colpite.
7) Il governo armeno ha scartato l’opzione di una ritorsione militare. Quello azero garantisce che la pace è possibile, basta soltanto che gli armeni ritirino tutte le loro forze militari e smantellino le loro istituzioni locali dal Nagorno Karabakh. Queste, intanto, parlano di almeno 25 morti e 200 feriti come bilancio dell’attacco azero.
8) Già da tempo l’Armenia si distanzia dalla Russia, ritenuta inaffidabile come arbitro del conflitto: ha espulso giornalisti russi, ha mandato la moglie del capo del governo in visita a Kiev, e soprattutto ha organizzato un’esercitazione militare insieme agli USA, e annunciato la firma del Trattato di Roma, quello che istituisce la Corte Penale Internazionale che ha spiccato il mandato di arresto per Putin.
9) Possibile che dipenda anche da questo che i russi abbiano lasciato mano libera ai bombardamenti azeri.