La doppia faccia della premier Giorgia Meloni a dieci mesi dall’insediamento
L’ultimo dossier che ha mandato in tilt partiti, elettori, redazioni di giornali, gruppi editoriali è stato quello sulla (ribattezzata, rivista e corretta) ‘tassa sugli extraprofitti’ delle banche. Ci siamo ritrovati con il plauso imbarazzato della sinistra, con Travaglio e Conte a intestarsi la misura, Giorgetti tentennante, Salvini gongolante e Tajani titubante. E ancora: liberali (e liberal) scandalizzati, opinionisti di destra confusi (vedi Giordano vs Porro), il draghiano Giavazzi in versione Cassandra.
LA PREMIER CAMALEONTE
È vero che la camaleontica Giorgia Meloni ci ha abituati a essere spiazzante, non immaginavamo però al punto di essere definita ‘grillina’ da Matteo Renzi mentre ‘Colle Oppio si confonde col Cremlino’ (Piero Sansonetti dixit). In queste giornate agostane si è scritto di tutto e di più sulle ragioni politiche alla base della decisione maturata nella cerchia ristretta di Palazzo Chigi: se si è trattato di un modo per ‘coprirsi’ a destra (dalle ambizioni di Gianni Alemanno); se così facendo la premier ha voluto bilanciare il taglio al reddito di cittadinanza e mettersi in sintonia con parte di quel mondo che legge ad esempio il Fatto quotidiano (non a caso il sottosegretario Fazzolari, il factotum della Meloni, ha rilasciato le sue prime dichiarazioni post Cdm proprio al giornale di Travaglio); se è stato anche un modo per uscire dall’angolo dopo i casi Santanchè e De Angelis.
Probabilmente un po’ di tutto questo. L’unica cosa certa è che la premier ha fatto imbufalire le banche (per Fdi si tratta di una ‘medaglietta’ di cui andare fieri) e può contare sui ‘like’ della maggioranza degli italiani per questa misura ‘sovran-socialista’, come l’ha definita il giornalista Alfonso Raimo.
Politiche di ‘stampo leninista’ che vengono rinfacciate anche al ministro delle Imprese e Made in Italy il quale, non a caso, sui social è stato già ribattezzato ‘Adolfo Urss’, per i suoi tentativi di allontanare le multinazionali – come Uber – dal nostro Paese e per lo pseudo tetto al caro voli che ha già ricevuto l’alert dalla Commissione europea.
LA VERSIONE ESTERA DI MELONI
Ma un volto del tutto inatteso Giorgia Meloni lo ha mostrato anche nei rapporti con le principali cancellerie mondiali – ogni riferimento a Washington e Bruxelles è voluto – passando dagli strali cui eravamo abituati a sorrisi, complicità e strette di mano.
Un atteggiamento che alcuni hanno definito ‘trasformismo’ (Il Foglio), altri ‘pragmatismo’ – evidenziandone pregi e limiti (Financial Times e Sole 24Ore) – e altri ancora una versione 4.0 della Democrazia cristiana, come ricordava sul nostro giornale Francesco Damato riportando un pensiero condiviso “anche a livello diplomatico: cioè che la Meloni sia ormai la versione ridotta della “balena bianca”’.
Si vedrà se saranno questi i volti (o se ce ne saranno altri) che la premier Meloni mostrerà nei prossimi mesi, quando ci sarà da scrivere la prima vera legge di Bilancio targata centrodestra o quando si tratterà di accogliere in Puglia i grandi della Terra per il G7.