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opposizioni e maggioranza, le divisioni su Pnrr e reddito

Pnrr e Reddito di cittadinanza: ecco i malumori nella maggioranza

Le opposizioni provano a compattarsi mentre Meloni lascia spazio ai suoi fedelissimi per chiarire

Neppure il tempo di riuscire a godersi due successi, almeno sulla carta, della missione a Washington e del via libera della Commissione Ue alla terza rata del Pnrr che Giorgia Meloni si trova ad affrontare uno dei tornanti più difficili da quando è alla guida del Governo. Frenata del Pil e minacce di recessione tecnica, la Bce che aumenta ancora i tassi e mutui destinati a pesare sempre di più nelle tasche degli italiani, caro benzina e nodo taxi, tensioni e proteste per il taglio del Reddito di cittadinanza, i mugugni sul Pnrr, i casi Santanchè e del figlio di La Russa che rimangono sullo sfondo. E poi ancora autonomia, salario minimo, sanità, giustizia, evasione fiscale.

I DUBBI DENTRO LA MAGGIORANZA (OLTRE CHE DELLE OPPOSIZIONI)

Le critiche però questa volta non arrivano solo dalle opposizioni. I disappunti  e i warning (copyright Francesco Boccia) iniziano ad arrivare anche dal centrodestra e da figure espressioni della maggioranza. Sul Pnrr, ad esempio, il governatore leghista Fedriga (che ha riunito la Conferenza delle Regioni) ha fatto esplicito riferimento a probabili tensioni a seguito delle modifiche al Piano che erano state comunicate soltanto qualche ora prima. Malumori che in questi giorni sono filtrati sui giornali anche dai Ministeri maggiormente penalizzati (Viminale, Salute, Infrastrutture). Non sono da meno i campanelli di allarme sul reddito di cittadinanza, il tema caldissimo del momento, da parte di alcuni sindaci del Sud in quota centrodestra come ad esempio i primi cittadini di Palermo e Catania, rispettivamente Lagalla e Trantino. Così come su alcuni quotidiani nei giorni scorsi è emersa la freddezza di Lega e Forza Italia (che esprime quattro governatori al Sud), i quali avrebbero gradito un passaggio più soft per attutire le proteste degli ormai ex percettori del reddito.

IL RUOLO DELLA PREMIER

Come spesso è accaduto in questi mesi, però, quando c’è di fronte qualche grana Giorgia Meloni preferisce inabissarsi (almeno inizialmente) e lascia parlare i fedelissimi, i ministri e comunicare attraverso le ‘fonti’, salvo poi mettere il cappello quando arrivano le notizie buone.
Sul Pnrr ha esultato per il via libera della Commissione Ue alla terza rata e all’avvio delle trattative sulla revisione della quarta, per poi lasciare il ministro Fitto a metterci la faccia e risolvere le grane con l’Ue, i sindacati, i comuni, le regioni e le opposizioni. Sul Rdc è dovuto intervenire il sottosegretario Fazzolari a difesa degli interventi del governo, mentre il capogruppo Foti è la testa d’ariete contro l’ex presidente Inps Tridico e alla ministra Calderone è stato affidato il compito di sedare i sindaci e le Regioni. Sui prezzi della benzina e sul caro consumi è l’irrefrenabile ministro Urso a convocare in continuazione tavoli tecnici. Dichiarazioni con il contagocce invece di fronte alle forti e crescenti preoccupazioni dei cittadini per il boom dei mutui sulla casa. Fanno da contraltare le esternazioni di giubilo per le stime di crescita dell’Italia riviste al rialzo dall’Fmi la scorsa settimana, mentre nessun commento è arrivato sulla notizia certificata dall’Istat della frenata del Pil italiano nel II trimestre. E anche sulle polemiche della riforma della giustizia avevano destato sorpresa le dichiarazioni attribuite a ‘fonti di Palazzo Chigi’.

L’ASSE (TERZO POLO ESCLUSO) DELLE OPPOSIZIONI

In compenso la sinistra con Pd, M5S e Avs è riuscita a compattarsi (mentre il Terzo polo si divide da solo) e a dare continuità a una opposizione comune sui vari dossier all’ordine del giorno. Una ritrovata visione unitaria resa esplicita dai duri attacchi nelle ultime ore proprio sul Pnrr e sul Rdc. E che potrebbe essere ancora più plastica se, come scrive oggi La Stampa, “si fa concreta l’idea di una iniziativa politica pubblica, condivisa da Pd e M5S, proprio per tenere alte le parole d’ordine del reddito di cittadinanza e del salario minimo”, mentre “è molto probabile” la partecipazione di Conte alla Festa nazionale dell’Unità a inizio settembre a Ravenna.

– Leggi anche: Il Reddito di cittadinanza non c’è più. Parla il prof. Michel Martone

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