Il colloquio tra il presidente della Repubblica e la premier sulla riforma della giustizia targata Nordio e non solo
Va bene che “il fumetto è divenuto arte di governo” in una “politica delle nuvolette”, come ha scritto sul Foglio Giuliano Ferrara nell’augurabile consapevolezza che vi contribuisce con le cronache e i retroscena anche il suo giornale. Ma ho la sensazione che si sia davvero esagerato riferendo dell’incontro di ieri al Quirinale tra il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, dopo la riunione del Consiglio Supremo di Difesa svoltasi all’indomani del vertice della Nato a Vilnius.
Dei “dieci minuti” dedicati alla giustizia dell”’ora scarsa” di colloquio – insufficienti, come ha avvertito Marzio Breda sul Corriere della Sera per la “troppo bollente materia e i toni del conflitto tra governo e magistratura”- si trovano sui quotidiani le versioni più disparate. Si passa dalla “frenata” di Mattarella annunciata dallo stesso Corriere alla più cauta “mediazione” attribuitagli dal Secolo XIX in una posizione quindi di equidistanza fra le due parti, per quanto preceduta da un incontro di conforto o sostegno avuto al Quirinale dal capo dello Stato con i vertici della Corte di Cassazione.
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L’Unità di Piero Sansonetti si è avventurata ad attribuire a Mattarella, sempre nel colloquio con la premier, queste parole in tanto di titolo sulla prima pagina a proposito delle critiche, attacchi e quant’altri giunti da Palazzo Chigi ad una certa “fascia” della magistratura fiancheggiatrice, a dir poco, dell’opposizione più dura al governo: “Per favore, non morderli sul collo”. Che è cosa alquanto diversa dalla “strigliata” o “gelata” annunciata dal Fatto Quotidiano con particolare riferimento all’abolizione del reato di abuso d’ufficio contenuta in un disegno di legge alla firma proprio del capo dello Stato per l’autorizzazione di rito all’accesso parlamentare.
Dove non arrivano i retroscena scritti si avventurano i fotomontaggi, come quello del Fatto che traduce il proposito annunciato dal ministro della Giustizia Carlo Nordio di una “rimodulazione” del reato di concorso esterno in associazione mafiosa in una sostanziale solidarietà all’ex senatore Marcello Dell’Utri, a suo tempo condannato proprio con questa imputazione. Un progetto peraltro, questo del guardasigilli, su cui è caduta come una scure la precisazione del magistrato e principale sottosegretario della Meloni a Palazzo Chigi, Alfredo Mantovano, che non rientra nelle “priorità” del governo.
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Nordio, dal canto suo, ha incassato riconoscendo che la materia non fa parte del programma concordato fra i partiti del centrodestra, anche se sta molto a cuore di Forza Italia, ma ha avvertito in una intervista al Corriere che non intende “fermarsi”, e forse neppure rallentare, sulla strada della separazione delle carriere fra pubblici ministeri e giudici, ben condivisa dalle componenti della maggioranza e dal cosiddetto terzo polo, o di quel che ne rimane al netto degli scontri continui fra Carlo Calenda e Matteo Renzi.