Sette cose da sapere sulle sommosse in Francia: il taccuino di Riccardo Pennisi (Aspenia)
1) Da quattro giorni e quattro notti, in diverse località del Paese – e non solo a Nanterre, teatro dei fatti – si svolgono manifestazioni e proteste, ma anche semplici atti di violenza e saccheggi, in reazione alla morte del giovane Nahel M.
2) Nanterre è un sobborgo di 100mila abitanti a nord-ovest di Parigi. 27 giugno, ore otto: il diciassettenne Nahel M. guida un’auto, con altre due persone a bordo. Due poliziotti in moto vogliono fermarli (la guida è scalmanata), parte un inseguimento. Il traffico blocca il veicolo, gli agenti si avvicinano e uno di loro apre il fuoco – non per errore, dirà: ha sparato volontariamente.
3) Sono aperte delle indagini: del commissariato locale per “tentativo di omicidio volontario su agente di sicurezza pubblica”, per verificare il comportamento di Nahel. E degli ispettori di polizia nazionale per “omicidio volontario da parte di agente di sicurezza pubblica”, contro il poliziotto che ha sparato. L’avvocato di Nahel denuncia la polizia per “omicidio volontario” e “falso in scrittura pubblica”, quest’ultima fattispecie a contestare la versione degli agenti, secondo cui Nahel avrebbe rivolto una condotta aggressiva contro i poliziotti. Alcuni video la smentiscono senza dubbio.
4) Già dalla stessa serata, disordini scoppiano in Ile-de-France (la regione parigina), per poi estendersi nel Paese; in quattro giorni la polizia procederà a più di 2000 arresti.
5) Emmanuel Macron interviene subito, con un discorso conciliante. “La morte di un giovane è sempre ingiustificabile”. Non c’è lo stato d’eccezione, usato invece da Jacques Chirac (che aspettò dieci giorni per comparire) durante le famose sommosse del 2005 (e per tre mesi).
6) All’epoca, il ministro degli Interni Nicolas Sarkozy girava le banlieue parlando di “feccia da aspirare con l’idropulitrice”. Macron parla di “fallimento delle famiglie”. Il presidente non vuole che la Francia sia attraversata da nuove tensioni – dopo i gilet gialli e il movimento contro la riforma delle pensioni, con milioni di persone in piazza per mesi, arresti a decine di migliaia, e la sua popolarità ai minimi. Inoltre, Sarkozy costruì un enorme capitale politico sulla repressione delle banlieue (fu poi presidente): il Capo dello Stato non vuole offrire alla destra l’opportunità di guadagnare dalla vicenda – anche perché sarebbe facile additare Macron, all’Eliseo da 6 anni, come responsabile del disagio sociale, o della mancanza di ordine pubblico, a seconda di come la si veda.
7) Gli agenti schierati sono 40mila, ma il profilo è basso. La polizia appare, sì, ma spesso arretra davanti ai giovani che lanciano bengala e petardi, bruciano auto o assaltano edifici pubblici. Negozi di lusso nel centro di Parigi sono saccheggiati senza che nessuno intervenga; se non per decretare il blocco notturno del metrò. I sindacati di polizia e i partiti di destra protestano ma la linea del governo per il momento è: evitare degenerazioni ulteriori.