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Silvio Berlusconi

Quelle strane voglie pasquali nella politica

I Graffi di Damato

 

Silvio Berlusconi sta meglio in un ospedale presidiato da sostenitori e cartelli come se fosse la sede della sua Forza Italia. E se non è arrivato a mettere in croce le infermiere, come anche giornali amici tipo Il Foglio lo hanno descritto nelle vignette, di sicuro ha cominciato a mettere in croce gli amici medici perché ne anticipino il ritorno a casa, anche a costo di renderlo pericolosamente prematuro. Eppure c’è chi, sempre con le vignette, essendo troppo sfacciato farlo al riparo della satira, non rinuncia al sogno di occuparsene fra un po’ da morto. Particolarmente sinistro è stato Riccardo Mannelli sulla prima pagina di Pasqua del Fatto Quotidiano – e dove sennò? – con quella maschera dell’infermo frammista all’ode manzoniana in morte di Napoleone manipolata fra verbo e tempo: Ei fa, anziché fu, siccome immobile.

Già una volta, d’altronde, con Berlusconi – se non ricordo male – ancora in attività a Palazzo Chigi dei buontemponi travestiti da artisti allestirono una mostra nel Palazzo dirimpettaio in cui lui era rappresentato come una salma, pur festosa.

Anche nelle caricature bisognerebbe avere un limite, diceva la buonanima di Giovanni Spadolini commentando le vignette di Giorgio Forattini che gli attribuivano un pisellino imbarazzante, ma che lui chiedeva lo stesso  in originale all’autore ostentando un’ironia superiore alla sua.

Otre che aggiornarsi nella vignettistica, i cultori dell’opposizione, chiamiamola così, spietata all’indesiderato di turno stanno in questi giorni aggiornando l’anagrafe dei destinatari. E così, sempre sul Fatto Quotidiano di Pasqua – e dove sennò?, ripeto – non bastando più Giorgia Meloni da sola con i suoi occhi che non passano certamente inosservati, o con quel passo forse per lei troppo lungo sfilando davanti ai picchetti militari, è stata offerta in  foto al pubblico col suo compagno e padre della figlia Ginevra, sovrastata da un titolo che parla da sé nei suoi obiettivi: “Conflitto d’interessi (in rosso) – Mr. Meloni: già 10 convegni coi lobbisti”. E dentro, a pagina 4, un lungo articolo di Giacomo Salvini – niente a che fare con Matteo, il leader leghista – elencava convegni e dibattiti moderati dal compagno della premier sulla cui agenda promotori e attori di quegli appuntamenti potevano già essere finiti o potevano finire nella grande partita delle nomine in corso.

Sì, d’accordo – ha ammesso e informato il Salvini non Matteo – il giornalista ha tolto tempo alla figlia, alla compagna e a Mediaset, da cui dipende, senza guadagnare un centesimo, lasciandosi solo pagare le spese di viaggio e di alloggio, ma vi pare corretto, fine, elegante, opportuno – era la domanda sottintesa all’articolo e alla sua titolazione – un’azione così sfacciatamente “lobbistica” con la partecipazione di un congiunto – avrebbe scritto Giuseppe Conte in tempi di Covid in uno dei suoi decreti presidenziali sui movimenti personali – della pur prima donna – o proprio perché prima donna – alla guida di un governo? È solo l’antipasto.

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