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I robot sono già tra noi?

L’articolo di Marco Dell’Aguzzo e Mauro Giansante tratto dal nuovo numero del quadrimestrale di Start Magazine “Ro(boh)tica”

La decisione del governo di San Francisco, in California, di autorizzare l’utilizzo di robot in grado di uccidere da parte della polizia ha confermato la peggiore paura di molti, e poco cambia se poi il piano è stato sospeso: siamo entrati davvero nell’era dei robot. Un’era che una buona fetta dell’immaginario collettivo descrive come cupa e caratterizzata dalla di- soccupazione di massa: i robot sostituiranno gli esseri umani in quasi ogni mansione, pri- ma di rivoltarsi contro i loro vecchi padroni. Questo senso comune, messe da parte le speculazioni sull’apocalisse robotica, trova però poche conferme dai dati.

LA RO(BOH)TICA NEL MONDO E IN ITALIA

Nel 2019, prima che la pandemia di coronavirus sconvolgesse il mercato globale e il mondo del lavoro, i tassi di disoccupazione in Giappone e in Corea del Sud, due nazioni fortemente automatizzate, erano tra i più bassi del pianeta. E nemme- no la crisi del Covid-19 – nonostante l’argo- mentazione apparentemente inattaccabile

che i robot non si ammalano, e quindi sono migliori delle persone – ha rappresentato il trionfo della macchina sull’umano: al contra- rio, uno dei grandi problemi delle economie avanzate in questo momento è la carenza di lavoratori, che come scrive l’Economist mal si concilia con l’idea che gli impiegati in carne e ossa siano superati. Negli Stati Uniti, prima economia mondiale e maggiore mercato di consumo, le cui innovazioni e tendenze fini- scono spesso per influenzare gli altri Paesi, non ci sono elementi per parlare di una con- trazione massiccia dei lavori di routine, quelli più semplici da automatizzare.

LA PROGRESSIONE SETTORE PER SETTORE

Non sta causando né la sostituzione completa della forza-lavoro né la catastrofe sociale, dunque, ma la robotizzazione sta effettivamente accelerando. La International Federation of Robotics, ad esempio, fa sa- pere che nel 2021 (gli ultimi dati disponibili) l’installazione di robot industriali nel mondo è cresciuta del 31 per cento su base annua, e la vendita di servizi legati alla robotica del 37 per cento. Un dettaglio interessante è che questi aumenti sono stati trainati in manie- ra significativa dal settore della vendita al dettaglio (retail), che rispetto ad altri come l’automotive e l’elettronica era stato molto più lento nell’introduzione degli automi nei propri processi. La svolta è stata stimolata da tre fattori: la scarsa disponibilità di ma- nodopera, l’aumento del costo del lavoro e la riduzione degli acquisti da parte dei con- sumatori, vista l’inflazione.

Mentre la catena produttiva dei retailer online come Amazon è già permeata dalla robotica, gran parte delle operazioni dei rivenditori tradizionali come Walmart o Carrefour vengono ancora svolte a mano. Ma il capo della logistica di Primark stima che nei prossimi tre-quattro anni la quota di automazione dell’industria del retail arriverà al 60-65 per cento, contro il 40 per cento attuale. Secondo uno studio di McKinsey, le società di moda raddoppieranno i loro investimenti tecnologici (in robot e in Intelligenza artificiale, ad esempio) entro fine decennio, che passeranno dall’1,6-1,8 per cento dei loro fatturati nel 2021 al 3,0-3,5 per cento nel 2030. L’integrazione dei pro- cessi digitali nell’organizzazione del lavoro permetterà di dimezzare il time to market delle merci, di aumentare dell’8 per cento le vendite e di abbattere del 20 per cento i costi manifatturieri.

Le stesse forze sono all’opera anche nel settore della grande distribuzione organiz- zata: robot per la pulizia, etichette elettroniche “intelligenti” sugli scaffali e tecnologie di tracciamento permettono alle aziende di essere più efficienti, di monitorare i livelli delle scorte in tempo reale e di programma- re meglio i rifornimenti. Anche l’agricoltura, l’anello a monte della filiera alimentare, si sta robotizzando: una ricerca di Brandessence dice che il mercato dei macchinari agricoli autonomi raggiungerà il valore di 155 miliardi di dollari nel 2027, ingrandendosi di due volte e mezzo rispetto al 2020. I produttori si stanno preparando a questa ri- voluzione tecnologica: un esempio è l’accordo per l’acquisto di Raven Industries, azien- da di tecnologie di precision agriculture, da parte di CNH Industrial, società di macchine agricole del gruppo Exor.

In Amazon, intanto, dove il 75 per cento degli ordini incontra qualche forma di automazione nel suo percorso dal magazzino al portone di casa, l’obiettivo è aumentare ancora il numero di robot e affidare loro i compiti più ripetitivi e gravosi, come la se- lezione dei prodotti e il loro imballaggio. Il nuovo robot della società, Sparrow, è in grado di riconoscere e “maneggiare” un gran numero di prodotti diversi (circa il 65 per cento dell’inventario totale), di esaminarli e di scartare quelli danneggiati; diventa anche più bravo con l’esperienza, grazie all’Intelligenza artificiale. Il vicepresidente di Amazon Robotics, Joe Quinlivan, ha detto ad Axios che Amazon ha creato oltre un milione di nuovi posti di lavoro legati ai robot e settecento nuove categorie professionali, come ingegneri del software e tecnici di manutenzione. Per la società, l’automazione è la risposta alle difficoltà di assunzione negli Stati Uniti. Parallelamente, gli impiegati che svolgono mansioni di base verranno riqualificati: ma l’upskill di ogni magazziniere è impossibile.

GLI EFFETTI SUL MONDO DEL LAVORO

McKinsey prevede che il mercato dell’auto- mazione nei magazzini crescerà a un tasso del 23 per cento l’anno, e che al 2030 avrà superato i 50 miliardi di dollari di valore. Ma i robot sono positivi o negativi per l’occupa- zione umana? Non esiste una risposta sem- plice. In un futuro ad alta automazione – sia all’interno di magazzini e supermercati sia all’esterno, perché i robot si occuperanno pure delle consegne a domicilio – non tut- ti i posti di lavoro sopravviveranno. Nuove professioni potrebbero nascere, però, come del resto già avvenuto nell’industria delle telecomunicazioni: negli anni Sessanta c’e- rano migliaia di centralinisti e centraliniste; oggi è una categoria portata all’estinzione dall’automazione. Ma il cambiamento tecno- logico ha permesso la crescita del settore, e il numero dei posti di lavoro nelle telecomu- nicazioni è complessivamente aumentato. Allo stesso modo, è lecito aspettarsi che la robotica renderà più efficienti la logistica, l’automotive e anche l’agricoltura; e che di conseguenza le imprese vedranno crescere i loro profitti, si espanderanno e necessite- ranno di più lavoratori, che andranno a ri- coprire posizioni diverse da quelle a cui sia- mo abituati. Un recente Paper a firma degli economisti Philippe Aghion, Céline Antonin,

Simon Bunel e Xavier Jaravel sostiene per l’appunto che “l’effetto diretto dell’automa- zione può essere quello di aumentare l’oc- cupazione a livello aziendale, non di ridur- la”. Non sarà un processo idilliaco e privo di contraccolpi, ma probabilmente i robot non saranno i portatori di sventura e macerie che crediamo.

LA SITUAZIONE IN ITALIA DELLA RO(BOH)TICA

E l’Italia, sulla robotica, com’è messa? Se- condo i dati dell’International Federation of Robotics, nel 2021 il Belpaese ha chiuso al sesto posto in termini di installazioni robo- tiche industriali annuali con 8500 unità. In un contesto europeo dove l’Italia vale il 13 per cento delle installazioni, nel 2020 gli im- pianti di robot industriali nel Vecchio conti- nente sono crollati dell’8 per cento a 67.700 unità.

Il Pnrr non sembra puntare molto sulla robo- tica. Nel piano, infatti, si citano la transizio- ne industriale digitale, la mobilità sostenibi- le, la protezione dell’ambiente, l’agritech, la protezione del patrimonio culturale e della biodiversità tra le cosiddette Key Enabling Technologies. Dunque, l’auspicio è che di ro- botica si potrà averne più traccia in uno di questi ambiti. Enel, una delle maggiori so- cietà partecipate italiane, ha inaugurato nel marzo del 2019 i carrelli della spesa robotici a Peccioli (Toscana). In Liguria, a Rapallo, operano già da due anni i camerieri robot. Ma nella Penisola troviamo anche maestri d’orchestra non umani.

Perché possiamo permetterci di essere su- periori anche in questo campo? Il centro globale di robotica How to Robot ha map- pato il mercato tricolore della robotica, ri- levando che abbiamo un potenziale notevo- le, che evolve da quattro decenni e che dal nuovo millennio ha visto crescere le aziende dell’automazione da 513 a 691 unità. Ogni fornitore di robot in Italia copre fino a 547 aziende manifatturiere, cioè futuri clienti. Cosa ci favorisce? L’esperienza nel manifat- turiero, il valore delle Pmi, la qualità delle piccole realtà produttive.

Scarica qui il nuovo numero del quadrimestrale di Startmag: Ro(boh)tica

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