Secondo l’Istat, il calo produttivo è di un punto percentuale da settembre a novembre. Male l’industria energetica, della carta, la chimica
Gli effetti della crisi dei prezzi, della congiuntura internazionale, si sentono e come. L’Istat ha diffuso i dati per il mese di novembre (e il trimestre settembre-novembre) del 2022 riguardo la produzione industriale. Numeri per lo più negativi, così come non sorride il trend economico generale dell’Italia sempre del penultimo mese dell’anno appena trascorso.
ISTAT: PRODUZIONE INDUSTRIALE, INDICI GIU’ PER TUTTI TRANNE CHE PER I BENI STRUMENTALI
Come sintetizzato nella nota, “si stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuisca dello 0,3% rispetto a ottobre”. Con un dato aggregato del trimestre settembre-novembre che segna -1% del livello produttivo.
Indici negativi (destagionalizzati) per l’energia (-4,5%), i beni di consumo (-0,4%) e i beni intermedi (-0,3%); cresce (dello 0,1%) solo il comparto dei beni strumentali. Che crescono dell’1,8% anche in termini di indice complessivo (dato giù del 3,7% nel complesso), dove “diminuiscono, invece, i beni di consumo (-2,6%), i beni intermedi (-5,2%) e in misura molto marcata l’energia (-16,2%)”.
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Tra i trend positivi, conclude Istat, da segnalare i settori del trasporto (fabbricazione mezzi), computer e prodotti di elettronica, farmaceutici, attrezzature n.c.a. “Le flessioni più ampie si registrano nella fornitura di energia elettrica, gas, vapore ed aria (-17,1%), nell’industria del legno, della carta e della stampa (-10,8%) e nella fabbricazione di prodotti chimici (-8,6%)”, aggiunge l’Istituto.
LE FLESSIONI DELL’ECONOMIA ITALIANA
Passando al trend economico italiano, secondo l’Istat “la produzione industriale italiana, a novembre, ha registrato un’ulteriore flessione congiunturale (-0,3%) di entità minore rispetto alle variazioni negative dei due mesi precedenti”. Un calo diffuso per tutti i settori, escluso quello dei beni strumentali.
Sul mercato del lavoro, si registra una “lieve diminuzione di occupati e disoccupati e da un aumento marginale degli inattivi”. Con un tasso di disoccupazione che rimane stabile al 7,8% per novembre.
Sul mese di dicembre, invece, “l’indice dei prezzi al consumo armonizzato (IPCA) ha mostrato un moderato rallentamento anche se il differenziale con l’area euro si è ampliato ulteriormente, superando i 3 punti percentuali”, nota l’Istat. Notificando l’effetto della crescita dei listini energetici e alimentati, maggiore in Italia rispetto all’Ue.
Novembre e dicembre, nel complesso, lasciano una fiducia superiore ai consumatori. Con opinioni positive per famiglie e imprenditori del settore costruzioni e servizi di mercato.