In trent’anni in Italia gli stipendi non sono (di fatto) cresciuti. I dati Ocse
Mentre l’inflazione erode il potere di acquisto dei cittadini, gli stipendi degli italiani crescono. Pochissimo, a dire il vero: in trent’anni, l’aumento è stato dello 0,3%: un numero infinitesimale se si guarda alle percentuali di crescita di francesi, inglesi e tedeschi.
Triplicano, quasi, in trent’anni, gli stipendi di Lituania ed Estonia.
Andiamo per gradi.
Il rialzo del salario
Partiamo da quella che possiamo definire una bella notizia. Il 2021 è il primo anno, complice l’aumento del Pil dovuto alla ripresa post pandemia, in cui gli stipendi degli italiani hanno registrato un lieve aumento, pari al 3,9%. Lo stipendio medio italiano, nel 2021, si è attestato a 29.694 euro.
Un aumento insignificante
Peccato che negli ultimi 30 anni, dal 1991 al 2020, l’Italia è sempre stato l’unico Paese Ocse in cui lo stipendio medio ha subito dei cali e che dal 1991 al 2021, se l’aumento è vero che c’è stato, è anche vero che è stato quasi impercettibile: +0,3%.
E’ un aumento “infinitesimale rispetto agli aumenti di cui hanno goduto i lavoratori tedeschi, francesi e inglesi per non parlare di quelli dell’Est Europa e degli statunitensi”, riporta Il Fatto Quotidiano, che ha visualizzato le tabelle.“Nella Penisola i valori sono stati altalenanti ma tendenzialmente stagnanti per tutto il trentennio. Il valore massimo (31.080 euro) è stato raggiunto nel 2010, prima che gli effetti della crisi dei mutui subprime si riverberassero sulle economie europee: a quel livello non siamo più tornati e nel 2020 dei lockdown si è registrato un deciso picco negativo (28.559 euro)”, spiega il quotidiano.
Il resto d’Europa
Se si guarda ai cugini francesi, l’aumento è stato di del 33,9%, lo stipendio ha raggiunto i 40.115 euro. Più alto ancora quello dei tedeschi: cresciuto del 33,6%, tocca quota 43.722 euro. La Spagna, dove gli stipendi hanno ristagnato un aumento del 4,7% rispetto al 1991, si piazza terzultima, per uno stupendio pari a 27.483 euro.
A registrare l’aumento più significativo, in questi trent’anni, è stato registrato da Lituania (+292), Lettonia (+218) ed Estonia (256%).