Al via esame della giunta per le immunità del Senato sull’autorizzazione a procedere contro il vicepremier Salvini, alta tensione Lega-M5s
Nella condotta del ministro dell’Interno Matteo Salvini nel caso della nava ‘Diciotti’ sono “ravvisabili gli estremi” del “reato di sequestro di persona aggravato”. Né quella condotta può essere giustificata come un “atto politico”. E’ quanto si legge nella relazione che il Tribunale dei Ministri di Catania ha inviato alla giunta per le immunità del Senato presieduta da Maurizio Gasparri (Forza Italia) a corredo della richiesta di autorizzazione a procedere per il vicepremier.
IL REATO DI SEQUESTRO A CARICO DI SALVINI
I magistrati di Catania ipotizzano a carico di Salvini (che non ha chiesto di essere sentito né presentato memorie) il reato di sequestro “per avere, nella sua qualità di ministro dell’Interno, abusando dei suoi poteri, privato della libertà personale 177 migranti di varie nazionalità giunti al porto di Catania a bordo dell’unità navale di soccorso ‘Diciotti'”, “violando le convenzioni internazionali in materia di soccorso in mare e le correlate norme di attuazione nazionali […]” non consentendo “senza giustificato motivo al competente Dipartimento per le libertà e per l’immigrazione – costituente articolazione del Ministero dell’Interno – di esitare tempestivamente la richiesta di POS (Place of safety) presentata formalmente da Imrcc (Italian maritime rescue coordination center) alle ore 22.30 del 17 agosto 2018”. Così facendo, si legge nella relazione, “bloccava la procedura di sbarco dei migranti così determinando consapevolmente l’illegittima privazione della libertà personale di questi ultimi, costretti a rimanere in condizioni psico-fisiche critiche a bordo della ‘Diciotti'”. Il fatto è “aggravato dall’essere stato commesso da un pubblico ufficiale e con abuso dei poteri inerenti alle funzioni esercitate, nonché per essere stato commesso anche in danno di soggetti di minore età”.
SU DICIOTTI IL MINISTRO NON HA COMPIUTO ATTA POLITICO
Né, per i magistrati, vale la motivazione che la linea attuata in quel caso abbia una valenza di “atto politico”. Infatti, si legge nella relazione, “Il Ministro ha agito fuori dalle finalità proprie dell’esercizio del potere conferitogli dalla legge, in quanto le scelte politiche o i mutevoli indirizzi impartiti a livello ministeriale non possono ridurre la portate degli obblighi degli stati di garantire nel modo più sollecito il soccorso e lo sbarco dei migranti in un luogo sicuro”. Inoltre “conferma del fatto che non ci si trovi dinanzi a un ‘atto politico’ discende dalla circostanza che la decisione del Ministro dell’Interno ha avuto diretta e immediata refluenza sulla sfera giuridica soggettiva e individuale dei migranti, lesi nel diritto inviolabile della libertà personale”.
DECISIONE DELLA GIUNTA ATTESA ENTRO IL 23 FEBBRAIO
La giunta oggi ha avviato l’esame dei documenti e Gasparri ha dato sette giorni al ministro dell’Interno per essere audito o per presentare una memoria difensiva. La decisione finale arriverà entro il 23 febbraio. Lo stesso Salvini, in una lettera al Corriere della Sera, ha chiesto ieri di negare l’autorizzazione, aprendo una grave frattura nella maggioranza, confermata stamani. Carlo Sibilia (M5s) ha assicurato che “se il caso andrà in Aula, noi voteremo assolutamente sì”, causando la replica durissima del leghista Massimiliano Fedriga, secondo cui “se il M5S vota sì, si ridiscute tutto”.
Il premier Giuseppe Conte, per cercare di sminare il terreno, si è assunto la “responsabilità politica” della gestione della ‘Diciotti’, ma in realtà il vertice notturno con Salvini e Luigi Di Maio non ha sciolto i nodi e la tensione rischia di salire oltre i livelli di guardia. Tanto che c’è chi parla di “rischio di crisi del governo”.