Quando un silenzio dice più di mille strepiti su Facebook. La partita, delicatissima, per i sottosegretari del governo Draghi si è fatta carsica e i ritardi sono spia di quanto sia difficile venirne a capo
È una situazione inedita per i cronisti politici. Il malessere interno alla maggioranza c’è. A tratti raggiunge livelli di tensione tutt’altro che secondari. Eppure, per la prima volta, la lotta è carsica. Nessun leader politico si sogna di esternare. La partita si gioca all’ombra dei palazzi. Mario Draghi mette in soggezione le scalcinate forze politiche di casa nostra, più avvezze a comunicare con toni d’avanspettacolo, in televisione o per mezzo di dirette social, che non al chiuso di vertici e riunioni. E allora si tenta di comporre il puzzle una volta tanto in silenzio.
LA DELICATA PARTITA DEI SOTTOSEGRETARI DEL GOVERNO DRAGHI
Avendo Draghi preso i ministeri che contano, dalla Transizione ecologica agli Interni, fino all’Innovazione tecnologica, i partiti pretendono di avere la palla almeno nella composizione del “sotto governo”, nella delicata partita dei sottosegretari.
In altri tempi avremmo avuto ultimatum e polemiche a non finire: gente che tira da una parte e altri che strappano dall’altra. Ma con l’ex numero 1 di Bankitalia e BCE nessuno osa anche solo respirare, nemmeno per alzare la mano e chiedere se è possibile andare al bagno.
Ma che la nomina dei sottosegretari stia creando già numerosi malumori nella vastissima maggioranza che sorregge il governo di Mario Draghi lo si intuisce dal fatto che l’esecutivo abbia già tardato all’appuntamento di venerdì scorso, quando da Palazzo Chigi si era lasciato trapelare che, vista l’urgenza del momento, il neo presidente del Consiglio avrebbe avuto piacere di trovare sul proprio tavolo la lista redatta dalle forze politiche entro il fine settimana. Ma così non è stato.
TUTTI I PROBLEMI CHE BLOCCANO I SOTTOSEGRETARI DEL GOVERNO DRAGHI
Il partito che sta dando più problemi è ovviamente il Movimento 5 Stelle, che dopo la fuoriuscita di 41 parlamentari ha visto erodere la propria possibilità di dire la sua nella nomina dei 42 sottosegretari. Anche perché mentre i grillini vogliono da un lato arrivare ai dicasteri della Transizione ecologica e dell’Innovazione tecnologica, dall’altro puntano a mantenere d0v’erano Pierpaolo Sileri (Salute), Laura Castelli (Mef), Carlo Sibilia (Interno), Stefano Buffagni (Mise) e Giancarlo Cancelleri (Trasporti).
Secondo le ultime voci di corridoio, Buffagni potrebbe proprio finire alla Transizione ecologica, mentre Cancelleri potrebbe al ministero per il Sud. Ma c’è chi vorrebbe premiare il dimaiano Luca Carabetta, molto attivo nell’ambito delle startup, mettendolo all’Innovazione. Si fanno poi i nomi di Luigi Gallo e Gianluca Vacca (Istruzione o Università), Francesca Businarolo (Giustizia) come Agostino Santillo, Barbara Floridia, Alessandra Maiorino e Gilda Sportiello.
Anche il PD è alle prese con le beghe interne che riguardano soprattutto la scarsa rappresentanza femminile, mentre prova comunque a puntellare esponenti già presenti nel Conte bis: Andrea Martella (Editoria), Antonio Misiani (Economia), Matteo Mauri (Interno). Sul fronte femminile non può permettersi di perdere Alessia Morani (Mise), Simona Malpezzi (Rapporti con il Parlamento), Sandra Zampa (Salute), Marina Sereni (Esteri), Francesca Puglisi (Lavoro), Anna Ascani (Scuola) e Lorenza Bonaccorsi (Cultura).
Nel totonomi dem troviamo Marianna Madia (Transizione digitale, sembra già tramontata l’ipotesi di vederla sfidare Virginia Raggi per il Campidoglio), Valeria Valente (Giustizia), Susanna Cenni (Agricoltura), Chiara Gribaudo (Lavoro), Cecilia D’Elia o Titti Di Salvo alla Famiglia. Italia Viva punterebbe su Lucia Annibali (Giustizia) e Francesco Scoma (Agricoltura).
Matteo Salvini dal canto suo vorrebbe piazzare Nicola Molteni all’Interno, Giulia Bongiorno alla Giustizia e Luca Coletto alla Salute, così da tamponare tutti i fronti caldi cari alla Lega: immigrazione, prescrizione e riaperture post Covid. Il tema della giustizia è centrale anche per Forza Italia, che vorrebbe piazzare là Francesco Paolo Sisto. Silvio Berlusconi avrebbe proposto poi Gilberto Pichetto Fratin all’Economia, Maria Rizzotti alla Salute), Giuseppe Moles (per la Difesa), Francesco Battistoni all’Agricoltura, Alessandra Gallone all’Ambiente, scontentando soprattutto le pasionarie di vecchia data del Cavaliere.
LA COMPOSIZIONE DEL GOVERNO DRAGHI
Per comodità, ricordiamo qui di seguito la composizione della squadra di governo.
Ministri senza portafoglio
- Rapporti con il Parlamento
- Federico D’Incà
- Innovazione tecnologica e la transizione digitale
- Vittorio Colao
- Pubblica amministrazione
- Renato Brunetta
- Affari regionali e le autonomie
- Mariastella Gelmini
- Il sud e la coesione territoriale
- Maria Rosaria Carfagna
- Politiche giovanili
- Fabiana Dadone
- Pari opportunità e la famiglia
- Elena Bonetti
- Disabilità
- Erika Stefani
- Coordinamento di iniziative nel settore del turismo
- Massimo Garavaglia
Ministri con portafoglio
- Affari Esteri e Cooperazione internazionale
- Luigi Di Maio
- Interno
- Luciana Lamorgese
- Giustizia
- Marta Cartabia
- Difesa
- Lorenzo Guerini
- Economia e Finanze
- Daniele Franco
- Sviluppo economico
- Giancarlo Giorgetti
- Politiche agricole alimentari e forestali
- Stefano Patuanelli
- Ambiente, tutela del territorio e del mare
- Roberto Cingolani
- Infrastrutture e trasporti
- Enrico Giovannini
- Lavoro e politiche sociali
- Andrea Orlando
- Istruzione
- Patrizio Bianchi
- Università e ricerca
- Maria Cristina Messa
- Beni e attività culturali e turismo
- Dario Franceschini
- Salute
- Roberto Speranza