L’approfondimento di Veronica Conti, Emanuele Oddi e Gianmarco Scortecci per il Cesi sull’annuncio statunitense del taglio degli aiuti economici all’Afghanistan
Lo scorso 23 febbraio, una nota ufficiale statunitense ha annunciato un taglio degli aiuti economici all’Afghanistan per la cifra di un miliardo di dollari, nonché la possibilità di effettuare una riduzione analoga nel 2021. La decisione giunge a seguito della visita del Segretario di Stato Mike Pompeo che si era recato nel Paese per incontrare il Presidente, Ashraf Ghani, e il suo principale oppositore, Abdullah Abdullah. Il viaggio aveva l’obiettivo di spingere i due leader a formare un governo inclusivo, dopo l’impasse causato nelle scorse settimane dal rifiuto di Abdullah di riconoscere la vittoria elettorale di Ghani e dall’annuncio della formazione da parte del leader tagiko di un governo ombra.
LA DECISIONE DELL’AMMINISTRAZIONE TRUMP
La scelta dell’Amministrazione Trump risponde alla volontà di provare a forzare la mano con il governo afghano, per scongiurare l’eventualità che lo stallo in corso possa mettere a repentaglio il difficile processo di normalizzazione dei rapporti con i talebani, promosso dagli accordi di Doha del 29 febbraio. In un momento in cui gli Stati Uniti hanno avviato il ritorno del proprio contingente dal teatro, le difficoltà di formare un governo a quattro mesi dalle elezioni è considerato da Washington una minaccia per i propri interessi nazionali, poiché rischia di vanificare gli sforzi intrapresi per poter mettere un punto fermo al proprio impegno militare nel Paese. L’assenza di una leadership politica a Kabul, infatti, sta rallentando l’avvio del dialogo intra-afghano che dovrebbe segnare l’avvio ufficiale di un processo di pace tra istituzioni e insorgenza talebana.
LE CONSEGUENZE ALL’INTERNO DEL PAESE
Nonostante lo stesso Pompeo abbia dichiarato che la decisione potrebbe essere revocata, l’annuncio del taglio è destinato ad avere importanti conseguenze sulla situazione interna al Paese. In primis, se confermato, il venir meno del sostegno economico statunitense rischia di trascinare l’Afghanistan in un’autentica crisi finanziaria, dato che lo Stato non sarebbe in grado di sostenere più di un quarto del budget fissato tramite entrate fiscali proprie. In secondo luogo, si espone pubblicamente la debolezza governativa afghana, rischiando sia di sollevare il malcontento dell’opinione pubblica, sia di complicare la posizione negoziale di Kabul nella trattativa con i talebani. Mentre continuano gli attacchi dell’insorgenza a macchia di leopardo nel Paese, la leadership talebana ha ribadito l’indisponibilità ad intavolare un dialogo prima del rilascio di 5000 prigionieri, non ancora accordato dal governo.
Articolo pubblicato su cesi-italia.org